«Borgonovo controllata? Dovere, c’erano problemi»

Il governatore ribatte all’ex assessora ma su punti nascita e proroga a Flor non scioglie i dubbi. «Il centrosinistra? Non ci sono maggioranze alternative»


di Chiara Bert


TRENTO. «Il fatto che il presidente abbia l’esigenza, il dovere e la responsabilità di avere il controllo su tutte le cose che succedono penso sia un fatto non solo utile ma anche dovuto. Io preferisco che ci sia una sanità non controllata, ma sotto controllo sì». Nel giorno dell’esordio di Luca Zeni in giunta, il governatore non vorrebbe tornare sulle polemiche che hanno infiammato l’uscita dall’esecutivo di Donata Borgonovo Re. A fine conferenza stampa prima azzarda un “no comment”, poi ci ripensa. La sua ex assessora (intervista al Trentino di ieri, ndr) ha detto, parlando delle procedure del bando per scegliere il nuovo direttore dell’Azienda sanitaria: «Ne parlai con i direttori dell’Apss e con il presidente. Ma Rossi sapeva già tutto, il filo diretto con l’Azienda (dell’ex assessore alla sanità, ndr) non è mai venuto meno. In questi due anni, ha seguito passo passo le riunioni che facevo. Ma questo l’ho scoperto poi. Una sorta di controllo occulto, di cui non ero informata. Dovevo essere più scaltra».

Ugo Rossi risponde giocando con le parole: «Serve una sanità non controllata ma sotto controllo. E sotto controllo vuol dire una sanità che funziona. Non si tratta di una longa manus del presidente, ma bisogna che sia tutto sotto controllo». Perché, con Donata Borgonovo Re non lo era? «Qualche problemino ce l’avevamo...», è la chiosa che non ammette altre domande.

Flor e punti nascita. Il governatore non scioglie i dubbi su due dei fronti caldi della sanità. E ribadisce quanto dichiarato nei giorni scorsi. Sul nuovo direttore dell’Azienda sanitaria, o meglio la mancata conferma di Luciano Flor, che a detta di Borgonovo Re sarebbe stato il vero oggetto di scontro con il presidente, Rossi fa solo capire che il bando (annunciato qualche settimana fa sulla stampa dall’ex assessora, mossa che lo fece infuriare) non è scontato: «Le organizzazioni complesse con 7 mila dipendenti, qual è l’Azienda sanitaria, devono saper affrontare delle scelte senza fare anticipazioni, altrimenti si provocano problemi». E tempo ha preso il neoassessore Luca Zeni: «È uno dei temi che richiederanno un confronto in giunta e con la struttura». Anche il futuro dei punti nascita periferici resta avvolto nella nebbia. «Non si è capito ancora cosa vogliamo fare?», replica Rossi ai cronisti. «Si capirà, non vogliamo fare slogan». E Zeni spiega che a breve non sono in calendario nuovi incontri al ministero della salute, dove Trento e Bolzano proveranno a convincere il governo a concedere loro deroghe ai parametri nazionali di sicurezza (500 parti all’anno) per tenere aperte le sale parto negli ospedali di valle.

No a maggioranze variabili. Infine il capitolo più politico, quello che tocca i fragili equilibri di maggioranza dove il primo partito, il Pd, esce dal caso Borgonovo diviso (e non è una novità) e indebolito nonostante abbia mantenuto la delega alla sanità e aggiunto qualche competenza al vicepresidente Olivi. Se domenica Rossi non aveva voluto replicare a Nicoletti e Tonini, che avevano proposto che gli assessori Pd rimettessero le loro deleghe aprendo di fatto una crisi di giunta, ieri non ha cambiato linea: «Non entro nel merito di dibattiti interni ai partiti, mi rapporto con i partiti». E non, sottinteso, con singoli o gruppi come Nicoletti, che ha parlato della sostituzione di Borgonovo Re come di una “scelta elettoralistica” del presidente per non perdere consensi sui punti nascita. «La scelta del presidente è stata fatta e motivata, e lo sarà anche in consiglio», ribatte Rossi. Quanto alle ricostruzioni di ambienti Pd, secondo cui nelle trattative il presidente avrebbe lasciato intendere di avere pronta una maggioranza alternativa in caso di mancato accordo sulla sostituzione di Borgonovo, Rossi chiude così: «Non vedo perché debbano esserci maggioranze alternative, l’equilibrio è sempre quello, è oggettivo. Anzi magari c’è un equilibrio migliore visto che su alcune competenze il presidente ha ritenuto di dare fiducia a colleghi di giunta».

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