Borgo Chiese, nasce il comitato del «no»

Condino, i Comuni approvano l’unione ma c’è chi protesta sul nome. Nicola Sartori in aula: non si può cancellare la storia


di Ettore Zini


CONDINO. I Comuni dicono sì alla fusione di Condino, Castel Condino, Cimego e Brione. È un sì convinto, maturato dopo gli incontri che hanno fatto ravvisare l’opportunità dell'unione a quattro. Ma, c’è un quinto incomodo che potrebbe guastare il referendum del 14 dicembre. È il comitato del no che sta prendendo corpo a Condino. Non perché avverso all’unificazione. Più semplicemente perché “Borgo Chiese”, il nome scelto per la nuova municipalità, è indigesto. “Antistorico”, “Inadatto per un comune che raggruppa paesi che anticamente facevano parte dell’antica Pieve di Condino, che proprio a quel nome dovrebbe fare riferimento”, sono i commenti. L’annuncio è arrivato alla fine del consiglio comunale che aveva appena deliberato il sì all’unificazione.

Nicola Sartori, condinese doc, bancario, fratello dell’assessore Ermanno Sartori, fino a ieri avulso dalla vita amministrativa, assieme ad altre persone, ha vestito i panni del capopopolo. Si è presentato in municipio, contestando apertamente il nome scelto. E annunciando la costituzione di un comitato contrario alla denominazione “Borgo Chiese”. E non “Pieve di Condino”, come ipotizzato inizialmente.

Fino agli ultimi giorni la nuova denominazione era cosa fatta. Gli ostacoli, semmai, erano di altra natura. Solo il sindaco di Cimego, Bertini aveva sollevato perplessità in materia. «Noi vorremmo – aveva detto – che nel nome ci fossero dei riferimenti al Chiese». Così, pro bono pacis, come di solito si fa in questi frangenti, era uscito “Borgo Chiese”. Ora, alla vigilia del voto, la contestazione, non da parte di amministratori. Ma, da semplici cittadini che dissentono perché quel nome non rende merito alla storia del centro “capoluogo”, l’unico a fondo valle. Quello che, da solo, conta il doppio di abitanti degli altri tre messi assieme (1.528 contro i 784 di Brione, Cimego e Castello). E quello, a cui storicamente le altre borgate hanno sempre fatto riferimento. «Vogliamo che il nome venga cambiato – ha annunciato Sartori, a nome del comitato del no – domani sera ci incontreremo per predisporre un documento per smuovere le coscienze, e boicottare il referendum». «Nulla di campanilistico – ha aggiunto - ma è inammissibile che non si tenga conto della storia millenaria di un paese come Condino che, neppure i Barbari, sono riusciti a cancellare. E, soprattutto che, alla base, non ci sia una motivazione che lo giustifichi». Esempi riusciti? «Ledro, Val Daone, Comano Terme». Tutti comuni che, secondo Sartori, hanno fatto scelte sensate. In grado di identificare le nuove comunità. «Borgo Chiese, no. È una scelta sbagliata. Che non rende onore alla borgata». Allibito il sindaco Giorgio Butterini, ha etichettato l’iniziativa come “spot” di chiara marca elettorale”, in vista delle elezioni di maggio. «Una boutade, non in grado di scalfire minimamente quanto le quattro giunte hanno deciso».

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