«Attenti al rischio dei nuovi fascismi» 

Il monito del sindaco. Alla cerimonia anche la Lega e Fi


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Più di 500 persone hanno partecipato al corteo che ha celebrato il 73esimo anniversario della Liberazione. A guidare la marcia sono stati il gruppo dell’Anpi e le autorità cittadine e provinciali, insieme ad una rappresentanza dei parlamentari trentini, sia di centrodestra che di centrosinistra. Per la Lega c’erano Fugatti e Zanotelli (che hanno partecipato alla cerimonia contrariamente al loro leader nazionale Matteo Salvini) assieme a Testor di Forza Italia e poi Rossini del Patt. Da segnalare è stata l’assenza degli eletti del Movimento 5 Stelle. Al corteo erano numerose le bandiere del Pd e dei Giovani democratici, oltre a quelle di Liberi e Uguali e Rifondazione comunista. Consistente la rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil che hanno sfilato dietro ad uno striscione con la scritta «Uniti contro fascismo e razzismo», a poca distanza dalle bandiere dell’Unione degli universitari. Anche nel corteo, degna di nota è stata l’assenza di una delegazione riconoscibile del M5s.

Il corteo, partito da piazza Duomo, si è fermato a tributare omaggio alla lapide commemorativa di Palazzo Thun, al Monumento per i caduti della Portela, al memoriale presso il Palazzo della Provincia, in Galleria dei Partigiani ed in piazza Pasi, dove i partecipanti hanno intonato «Bella ciao». La cerimonia si è conclusa a Palazzo Geremia.

Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta ha messo in guardia contro il «pericolo di nuovi fascismi. Spariscono i testimoni diretti della dittatura e con loro la memoria: forse il regime fascista faceva arrivare i treni in orario, ma ha portato alla morte milioni di italiani in guerra, alla fine delle libertà e all’invasione nazista. Oggi torniamo a sentire parole che pensavamo relegate nei libri di storia, come “razza”, “straniero”: il prossimo fascismo non si presenterà con il saluto romano, ma sotto spoglie più innocenti farà leva sulle paure».

Il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, ha definito il 25 aprile come «il lascito lungimirante di una minoranza, che ha restituito a tutti un riscatto civile»: «I partigiani combatterono anche per chi stava dall’altra parte, per far prevalere il senso di comunità su quello di identità. Oggi vediamo riemergere istanze identitarie che si nutrono dell’insicurezza sociale e che ci rendono diffidenti verso l’altro, fino ad arrivare al razzismo». Olivi ritrova questo «senso di comunità» nella società trentina: «Lo vediamo nel cooperativismo, nel municipalismo, nell’istanza autonomistica».

Sollecitato sull’assenza dei 5 Stelle, Olivi ha commentato: «Il 25 aprile dovrebbe unire, è il giorno della democrazia che si basa sulla diversità, nessuno si senta tagliato fuori». La deputata Emanuela Rossini (Patt) descrive il «suo» 25 aprile: «Mi hanno ispirato le parole di Alcide Degasperi: le lotte della Resistenza sono state necessarie per recuperare il “metodo della libertà”, per uno stato che abbia come fondamento le libertà politiche della persona».

Il parlamentare Fugatti, al termine della cerimonia ha spiegato che «Il 25 aprile rappresenta la vittoria dell’autonomismo contro l’autoritarismo di chi ha invaso. Non credo però che ci sia il rischio di un ritorno del fascismo, quello di Andreatta mi è sembrato un discorso molto forzato». Zanotelli riconosce il valore della Liberazione: «Sono nipote di un alpino e sono presente ovunque si proclami l’amor di patria: il 25 aprile è una festa di tutti». Testor contesta la natura politica delle celebrazioni: «Ho apprezzato il ricordo storico, molto meno il corteo ed i discorsi, come al solito monopolizzati dalla sinistra».

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