Anarchici, 300 contro gli arresti 

Il corteo in città. Sono arrivati da tutta la regione e da Verona e Torino e hanno scandito i nomi dei sette compagni in cella da febbraio Sono partiti da piazza Dante e hanno raggiunto piazza Fiera lasciando dietro di loro una lunga scia di danneggiamenti a banche e agenzie immobiliari



trento. Erano almeno trecento gli anarchici che ieri pomeriggio hanno sfilato per le via della città scandendo i nomi dei sette loro compagni arrestati con l’operazione “Renata “ il 19 febbraio scorso. Agnese, Giulio, Nico, Poza, Rupert, Sasha, Stecco, hanno continuato a scandire i nomi ripetendo che è lo Stato ad essere terrorista. Una manifestazione annunciata e autorizzata che ha lasciato dietro a sé la scia di danneggiamenti. Con scritte su decine e decine di palazzo e la vernice rossa che ha ricoperto diversi sportelli bancomat e agenzie immobiliari lungo il tragitto che ha portato il corteo da piazza Dante a piazza Fiera (c’è stato poi il prolungamento fino a Sociologia) passando per Torre Vanga, via Rosmini, via Giusti, via Perini e corso Tre Novembre. Nel percorso sono saliti anche su un impalcatura in via Perini srotolando uno striscione (per la liberazioni degli arrestati) e accendendo dei fumogeni.

Per tutta la durata della manifestazione è stato uno scandire di slogan e una continua presa di posizione contro gli arresti dei trentini. Con una presa di posizione che è stata chiarita anche sullo striscione che apriva il corteo. «Se sono innocenti hanno tutta la nostra solidarietà se “colpevoli” ancora di più». Perché rifiutano le accuse che sono state mosse dalla procura (con i pm che sono finiti nel mirino degli slogan assieme alle forze dell’ordine e al ministro Salvini) ma non i gesti. Nel senso che chiunque li abbia fatti ha il loro appoggio la loro solidarietà. Negando che si possa parlare di terrorismo, di atteggiamento sovversivo quando viene bruciato un traliccio, viene infranta la vetrina della sede della Lega, viene attaccata un’agenzia di lavoro interinale. E gli anarchici, anche per voce di quello che il leader riconosciuto, Massimo Passamani, hanno voluto ricordare anche tutte le battaglie portate avanti. Le battagli «positive» di potrebbe dire, come quelle a fianco dei detenuti, dei lavoratori sfruttati, dei lavoratori anche come quando, a Rovereto, un operaio era morto per il caldo. E poi quella contro le trivelle alle Novaline e le manifestazioni al Brennero. «Noi difendiamo non solo i nostri compagni ma anche ciò che sono accusati di aver fatto». Una vicinanza alle iniziative che non significa che la mano sia la loro, è stato ribadito nel corteo.

Tutto questo fra persone, i passanti, che faticavano a capire quello che stava succedendo e ancor meno riuscivano a comprendere perché dietro di loro lasciassero la lunga scia di danneggiamenti. Una lunga scia rossa.















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