Ladurner, è tardi per discutere Decisione presa ormai 12 anni fa 

I chiarimenti al Consiglio. Il bando provinciale è del 2007 e Ladurner ha vinto la gara, realizzando l’impianto Messo in funzione tra 2010 e 2011 e poi fermato da diversi problemi. Ma oggi è stato adeguato: non si può dire no


Luca Marsilli


rovereto. Se ne potrà parlare, approfondire, confrontare. Ma la sensazione lasciata martedì sera dall’assessore provinciale Tonina e dai tecnici provinciali, arrivati per discutere dell’impianto di trattamento fanghi di Ladurner, è quello di una decisione presa. Tra l’altro su una situazione “ereditata” sia dalla attuale giunta provinciale che dalla amministrazione Valduga. Arriva solo oggi a compimento un iter avviato ben 14 anni fa, con un’impresa che dopo avere vinto un bando provinciale, ha realizzato un impianto dal costo molto significativo. Ma non è mai riuscita ad avviare definitivamente le lavorazioni, per problemi legati al processo e per la serie di adeguamenti richiesti, a più riprese, dalla Provincia. Adesso tutti i problemi, almeno sulla carta, sono stati risolti. E le modifiche, con ulteriore forte esborso di denaro, eseguite. «La Provincia vigilerà con la massima attenzione - ha detto Tonina al Consiglio - sul rispetto sia del contratto di servizio che dell’autorizzazione. E ci sono tutti gli strumenti per intervenire, fermando l’impianto, se i limiti fissati in termini di rispetto ambientale ed emissioni odorose non saranno rispettati. Ma più di questo, non si può fare».

I timori di Valduga

Il sindaco Valduga si è fatto portavoce di tutte le perplessità ed i timori che hanno portato Rovereto a dare parere negativo all’attivazione dell’impianto in ogni sede possibile, ultima la Valutazione di impatto ambientale. E sono diversi. Il più banale, è il carico di traffico pesante che l’impianto finirà per generare. Il più popolare, il rischio che dopo avere combattuto per decenni contro la puzza nella parte sud della città, arrivando a risultati accettabili se non buoni, ci si trovi a dover cominciare daccapo. Il più grave, almeno in potenza: si tratta di un impianto che non ha eguali, e quindi da sperimentare al Navicello. Non c’è una casistica, non ci sono procedure standardizzate, Non si sa se e cosa potrebbe non funzionare e quindi, ancor meno, con quali potenziali rischi. Sulla carta dovrebbe filare tutto liscio, ma sulla carta non dovevano esserci problemi nemmeno nel dicembre 2010, quando era stato messo in funzione la prima volta, e nel luglio 2011 quando ci si era provato per la seconda. A dicembre si era però scoperto che le acque reflue destinate al depuratore di Rovereto contenevano una quantità di azoto ammoniacale tale da mettere in crisi l’intero depuratore.

I precedenti

A luglio poi, quando si riteneva di avere risolto il problema con un pretrattamento dello scarico, si era scoperto che le temperature estive erano tali da inibire l’attività dei batteri che nitrificavano l’azoto ammoniacale. Bisognava raffreddare lo scarico di partenza e si iniziò a farlo, ma uno degli scambiatori di calore si fuse: un incidente di percorso abbastanza serio perché la stessa Ladurner decidesse di fermare le lavorazioni. Da allora, ha spiegato Tonina, la situazione è stata studiata a fondo. Il pretrattamento dello scarico si effettuerà in una grande vasca all’interno dell’area del depuratore. Tutte le aree di lavorazione sono state coperte, con filtri che impediranno emissioni odorose. I camion previsti sono 50 a settimana, 10 dei quali faranno solo i pochi metri tra il depuratore e la Ladurner.

«La Provincia messe così le cose, non poteva non firmare l’autorizzazione».













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