È l’inglese Dick Cormack  il partner di Marangoni 

Svelato il progetto di Dmack: utilizzare le nuove linee produttive di via del Garda per produrre gomme per il mondiale rally. Subito 15 assunti, solo tecnici di livello



ROVERETO . Si è presentato ieri con il staff alla sede di Confindustria il nuovo aspirante partner di Marangoni, per illustrare il proprio progetto nello stabilimento di via del Garda. Sull’identità dell’azienda è stata cosparsa una spessa cortina fumogena - anche il sindacato ha parlato di imprenditore “europeo”, per rispettare l’accordo di riservatezza con Marangoni - ma nel mondo delle corse Dick Cormack è un personaggio piuttosto noto e qualcuno lo ha riconosciuto. Cormack, inglese di Carlisle, è il fondatore di Dmack, assieme a Michelin uno dei due partner di Pirelli per la fornitura di gomme per il Campionato mondiale rally (Wrc 1 e Wrc 2). Una casa produttrice nata nel 2008, ma che ha già scalato le gerarchie nel campo delle competizioni su strada. Il progetto di Cormack è di utilizzare le linee produttive di Marangoni per pneumatici nuovi (acquistate con il supporto di Trentino Sviluppo e mai utilizzate) per costruire piccoli quantitativi di gomme da gara ad altissime prestazioni. Dmack infatti possiede alcuni stabilimenti in Cina, ma gran parte delle gare del mondiale rally si disputano in Europa, e avere linee produttive nel continente sarebbe molto più vantaggioso, sia per il know-how necessario alla produzione di gomme destinate alle competizioni, sia per intuibili risparmi di tempo e denaro. L’azienda ha già fondato da alcuni mesi una newco in Italia, già operativa, attraverso la quale sarebbe intenzionata a gestire - a pagamento, s’intende - gli impianti di Rovereto con 12 tecnici specializzati - figure che non esistono in Marangoni e dunque verrebbero selezionate all’esterno -, che nell’arco di 5 anni potrebbero arrivare a una quota tra i 40 e i 45 addetti. C’è però un problema: è Trentino Sviluppo ad avere l’ultima parola, essendo l’ente proprietario dello stabilimento nonché finanziatore degli investimenti sulle linee produttive. A questo proposito, il direttore generale di Confindustria Trento si è proposto di fare da tramite per un confronto a breve giro di tempo con Trentino Sviluppo. Perplessi invece i sindacati. «Da quanto ci è stato spiegato dal nuovo partner europeo - spiega Mario Cerutti (Cgil), presente all’incontro assieme a Ivana Dal Forno (Cisl) e Antonio Mura dei Cobas, oltre alla rsu aziendale - questa operazione non comporta significative novità per l’occupazione locale, non risolve i problemi dell’azienda, che tuttalpiù limita le proprie spese, e crea un precedente che comporta dei rischi». Il rischio, spiegano i sindacati, è che lo stabilimento venga trasformato con gradualità in un hub di servizi, perdendo la propria vocazione manifatturiera, uno “spezzatino” che non garantisce l’aumento (o il mantenimento) della manodopera. In più dell’operazione vanno convinti i vertici di Trentino Sviluppo, vera “proprietaria” del sito di via del Garda.

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