Addio a don Oliviero Delmarco il più amato dalla comunità 

Il lutto a Riva. Il collaboratore pastorale è morto ieri mattina a 91 anni. Parroco a Biacesa dal 1961 al 1967, ha animato la chiesa di Santa Maria Assunta dal 1967 al 2014. Il ricordo commosso di don Dario Silvello: «Era un trascinatore» 


Nicola Filippi


Riva. La comunità cristiana di Riva deve dare l’addio, a distanza di poche ore, a don Elio Bragagna, 83 anni, parroco nella chiesa di San Giuseppe per 15 anni, e a don Oliviero Delmarco, 91 anni, «collaboratore pastorale per una vita», nella chiesa di Santa Maria Assunta. «Una santa messa in suffragio sarà celebrata in luogo da definire», spiega don Dario Silvello, attuale parroco di Santa Maria Assunta, Sant’Alessandro, San Giuseppe e San Giorgio di Pregasina. Don Oliviero, malato da tempo, è morto ieri mattina. Era ospite dell’infermeria del Clero, dal 2014. «Era un trascinatore, un collaboratore pastorale molto libero e benvoluto, appassionato di Riva», lo ricorda don Dario Silvello, che lo ha incontrato a Riva per la prima volta nel 1989. Ordinato nel 1954, don Oliviero Delmarco è stato vicario parrocchiale a Tuenno dal 1954 al 1960, parroco a Biacesa dal 1961 al 1967, poi ha chiesto di diventare collaboratore pastorale ed è sempre stato a Riva, dal 1967 al 2014. Quasi cinquant’anni di vita nella comunità di Riva, mezzo secolo in mezzo alla gente, per la gente, con varie funzioni.

Catechista

«Me lo ricordo come fosse oggi, perché allora io ero cappellano – racconta don Dario – lui è stato catechista, alle scuole medie e alle superiori, poi è stato cappellano degli operai, assistente ecclesiastico delle Acli». Don Oliviero aveva una personalità forte, all’apparenza burbero, ma di grande cuore, un trascinatore: «Lui aveva fondato l’Atas, l’associazione trentina accoglienza stranieri. Aveva la sede in piazza Cavour, sopra le attuali Acli. Erano gli anni 1985-1995, a quell’epoca era presente una fortissima immigrazione straniera, soprattutto cittadini provenienti dall’Africa. Successivamente, il compito di Atas è stato assunto dalla Provincia, che ha creato Cinformi». La comunità rivana non lo ha mai dimenticato. «Anche e soprattutto nel periodo in cui è stato ospite dell’infermeria del Clero, tante persone partivano da Riva per andare a trovarlo».

Le gite

«Don Oliviero era un organizzatore di gite e pellegrinaggi, dappertutto, potrei fare un elenco sterminato, da Londra fino a Pantelleria, ne avranno fatti a centinaia di viaggi con le Acli, poi tante vacanze al mare. Erano gli anni in cui quando organizzavi una gita riempivi tre pullman».

La telefonata

Don Oliviero abitava con la sorella Teresa nella casa ex Perini, in fondo all’oratorio. Dopo la morte della sorella, «la sua salute ha cominciato a cedere ed è stato trasferito in infermeria a Trento, ma non mi aspettavo una morte così repentina. Sono rimasto molto sorpreso, quando stamattina (ieri, ndr) ho ricevuto la telefonata», ricorda ancora don Dario.

Uomo libero

«Lui non sarebbe mai stato capace di fare il parroco - sorride don Dario - Mi spiego. Lui ha fatto sempre il collaboratore pastorale, per essere libero di avere spazi di intervento fuori dalla figura istituzionale del parroco, come l’accoglienza stranieri, per creare comunità con gite e pellegrinaggi, per l’assistenza. Per anni inoltre è stato responsabile della formazione dei catechisti, parliamo degli anni Settanta».

La “messa più corta”

Si racconta anche sulle “competizioni” con don Giancarlo sulla «messa più corta». «È vero - ride don Dario -, perché don Oliviero non era uno che le tirava per le lunghe».

Don Oliviero sarà ricordato per essere stato un appassionato di Riva, un uomo di grande cultura e di relazioni,«sempre con la sua veste talare, fedele alla sua figura, di una certa tradizione, che però non gli ha impedito di essere anche molto libero e ben voluto, era un trascinatore della comunità, assieme all’ex sacrestano Lino».

Il suo funerale si celebrerà martedì a Trento.













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