Fortuna e attenzione “esagerata” salvano la casa di riposo dal virus 

Il caso. La Rsa di Cembra Lisignago è ancora a zero contagi: 73 ospiti e 70 dipendenti, tutti sani. Le precauzioni sono  state adottate in anticipo: chiusura, mascherine (donate da Croce Bianca e familiari), guanti, disinfezione maniacale


Daniele Erler


Cembra-lisignago. Per una buona parte c’entra ovviamente la fortuna. Ha impedito che il virus si facesse largo, nascondendosi fra il personale. Ma non è solo questo. La casa di riposo di Lisignago, nel cuore della Val di Cembra, è fra le poche in Trentino a zero contagi.

In realtà, in tutta la valle sembra che ci sia una situazione particolare. I casi positivi di Coronavirus sono relativamente pochi: una quarantina, su una popolazione di più di 11 mila persone. In percentuale: è lo 0,3 per cento degli abitanti. Ma le case di riposo – come sappiamo da altre realtà in Trentino – rappresentano una storia a sé. E così, probabilmente, ha influito una particolare attenzione. La capacità di anticipare i tempi, anche a costo di chiudere le porte alle visite dei parenti. Quando altre case di riposo non avevano ancora le mascherine, qui sono arrivate grazie alle donazioni della Croce Bianca e dei familiari degli ospiti.

E poi c’è la caratteristica particolare di questa struttura che si trova nel cuore della valle, distante dal centro dei paesi, circondata dal verde e dai vigneti della zona. Possibile che anche il virus non abbia voluto avventurarsi fino a qui? «Io sottolineerei soprattutto il fatto della fortuna», spiega la direttrice Manuela Demaria. Fatto sta che sui 73 ospiti accolti oggi, nessuno di loro risulta malato di coronavirus. Stanno bene anche le 70 persone che lavorano qui, considerando sia i dipendenti diretti sia chi lavora in cucina e per la pulizia, due servizi che sono dati in appalto. Un paio di loro hanno fatto la quarantena per precauzione, perché erano entrati in contatto con persone poi positive al Covid. Sono già tornati al lavoro, dopo che i tamponi hanno sancito la loro negatività.

E così, nella casa di riposo della val di Cembra si respira tutto sommato una certa tranquillità. Al di sopra dell’entrata principale, è stato appeso un lenzuolo con un arcobaleno e la scritta “Andrà tutto bene”. «Di sicuro noi abbiamo rispettato tutte le indicazioni che ci sono state fornite e che in parte abbiamo anche sollecitato – spiega la direttrice –. Il 6 marzo abbiamo chiuso tutto, ancora prima del decreto Conte. Da subito, abbiamo usato tutte le misure di precauzione: i dispositivi di protezione individuale, le mascherine e i guanti. Forse siamo stati particolarmente bravi nei comportamenti: quasi esagerati, a volte. Abbiamo sempre disinfettato tutto quello che è disinfettabile. In particolare ogni cosa che proveniva dall’esterno».

Le prime mascherine sono state fatte dai volontari con la stoffa, seguendo le indicazioni del medico. Ma già a metà marzo è arrivata una scorta di mascherine chirurgiche, regalate dalla Stella bianca. Altri dispositivi sono stati poi donati dai familiari. «Abbiamo mantenuto un rapporto stretto con i parenti che stanno fuori – dice Demaria –. Quando posso, scrivo loro delle lettere per spiegare cosa facciamo. Un’azienda di Mezzolombardo ci ha donato un tablet per le videochiamate. Tanti famigliari ci fanno avere biglietti e fotografie che noi appendiamo nelle stanze».















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