"I vecchi ponti in calcestruzzo sono tutti potenzialmente a rischio"
L'amara analisi del bolzanino Settimo Martinello, direttore generale di 4 Emme: "Il calcestruzzo non dura per sempre"
BOLZANO. Come il ponte Morandi, ci sono altre decine di migliaia di ponti italiani che potrebbero essere a rischio crollo. E ogni anno puntualmente ne crollano una ventina solo che non fanno notizia perché non sono grandi come quello di Genova.
A sostenerlo è Settimo Martinello uno che la situazione dei ponti italiani la conosce bene: è il direttore generale di 4 Emme, società di Bolzano ma con sedi in sedici città, che si occupa di ispezioni e verifiche sullo stato dei ponti. "In questo momento ne gestiamo cinquantamila".
Non il ponte Morandi, però. "Quello era gestito dalle autostrade e di solito loro fanno le cose per bene, anche se quel ponte, lo sapevano tutti, aveva sempre avuto dei problemi".
Il fatto, secondo Martinello, è che tutti i ponti realizzati in calcestruzzo fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta sono a rischio. "Perché - spiega - sono arrivati a fine vita, non sono eterni ed è troppo facile prevedere che andranno giù tutti. Questi ponti sono fatti con una struttura di acciaio ricoperta di calcestruzzo. Il calcestruzzo è solo una copertura che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua e quindi dall’ossidazione, ma il calcestruzzo ha una sua vita utile, trascorsa la quale l’umidità passa, si infiltra e inizia un processo di carbonatazione, che avvia l’ossidazione che provoca la corrosione.
Ha presente quando sul calcestruzzo compaiono delle strisce nere? Quello è l’ossido del ferro che sta uscendo. Ci mette dieci o quindici anni questo processo a compiersi. Alla fine fuori sembra tutto a posto, dentro però l’armatura è sparita”.