GIUSTIZIA

I sette anarchici a processo scelgono il rito abbreviato

Operazione Renata. L’udienza è fissata al 18 ottobre:verranno sentiti anche alcuni testimoni. La Procura aveva chiesto il giudizio immediato. Tra le accuse anche associazione a fini terroristici



TRENTO. È fissata per il prossimo 18 ottobre la prima udienza del processo ai sette anarchici accusati arrestati il 19 febbraio scorso nell’ambito dell’operazione «Renata» e accusati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico, oltre che di danneggiamento, possesso e fabbricazione di documenti falsi, fabbricazione, detenzione e porto di armi ed esplosivi, atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, incendio e danneggiamento di sistemi informatici, anche di pubblica utilità, con finalità di terrorismo.

Per tutti e sette gli imputati la Procura aveva chiesto nelle scorse settimane il giudizio immediato e la difesa - con gli avvocati Giampiero Mattei, Andrea Debertolini e Bonifacio Giudiceandrea - ha optato per tutti per il rito abbreviato, condizionato però a un’integrazione probatoria consistente, in questo caso, nell’ascolto di alcuni testimoni. Si tratterebbe di persone che potrebbero, secondo la difesa, fornire degli elementi ulteriori relativamente ad alcune abitudini e comportamenti degli imputati che, sempre secondo la difesa, sarebbero state male interpretate.

In carcere, lo ricordiamo, erano finiti Andrea Parolari, 45 anni di Trento, Luca Dolce, 33 anni domiciliato a Civezzano, Roberto Bottamedi, 28 anni di Trento, Giulio Berdusco, 32 anni domiciliato a Rovereto, Agnese Trentin, 31 anni domiciliata a Bosco di Civezzano, e Nicola Briganti, 44 anni originario del Salento mentre Marie Antonia Sacha Beranek, 34 anni originaria di Taranto, era stata posta in un primo momento agli arresti domiciliari nella sua casa di Rovereto.

Con l’ultima udienza del Riesame del 7 maggio scorso, i giudici hanno deciso di “alleggerire” la misura cautelare chiesta e ottenuta dalla Procura in un primo tempo: ai sei che si trovavano in carcere sono stati concessi i domiciliari, mentre per Beranek è stata deciso la revoca completa della misura, e per lei sussiste solo l’obbligo di dimora in città.













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