il lutto

Funerali di Stato per Frattini, l’ex ministro grande amico dell’Alto Adige 

Michaela Biancofiore: «Era un fratello». Repetto: «Aveva una marcia in più». Per la Svp fu una spina nel fianco: Zeller ricorda i viaggi insieme in treno. A Bolzano lo scorso marzo per inaugurare l’anno giudiziario del Tar


antonella mattioli


BOLZANO. C'erano le più alte cariche dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni, oggi (27 dicembre) ai funerali di Stato di Franco Frattini a Roma, nella chiesa di Santi Apostoli. L'ex ministro è morto la vigilia di Natale a 65 anni per un tumore.

«L’Alto Adige, finora, è sempre stato immune da infiltrazioni criminali, ma l’enorme flusso di denaro è attrattivo per la criminalità organizzata. Nessuno può farsi illusioni. Voi avete una capacità di controllo del territorio molto ampia. Però nel momento in cui i fondi cominceranno ad arrivare anche qui, si dovrà essere pronti a destinarli, non solo in modo utile per la gente, ma anche immune da qualunque condizionamento criminale». È il 21 marzo, Franco Frattini, fresco di nomina a presidente del Consiglio di Stato, parla dei rischi legati al fiume di denaro che arriverà anche in Alto Adige grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’occasione: l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale amministrativo regionale. È l’ultima uscita pubblica, a Bolzano, di Frattini. Ci sono rigore e passione nel suo discorso; tratti caratteristici anche dei suoi discorsi nella precedente vita da politico, ma il volto è già segnato dalla malattia.

Un tumore, contro il quale combatteva da tempo, lo ha portato via la sera della vigilia di Natale, al Policlinico Gemelli di Roma. Lascia la moglie Stella Coppi, sposata nel 2010 a Pedraces in Val Badia; e la figlia Carlotta avuta da una precedente unione. Oggi a Roma i funerali di Stato.

Grande il cordoglio anche in Alto Adige, terra alla quale era profondamente legato per una serie di ragioni. Eletto nel 1996 deputato nel collegio di Bolzano-Laives con il Polo della Libertà, si era innamorato del territorio e della sua storia. Persona molto discreta, aveva preso casa non in città ma a Cardano, per garantirsi un po’ di privacy. Poi, appena gli impegni glielo consentivano, si concedeva qualche sciata - la montagna era la sua grande passione - in Val Badia con l’amico Marcello Varallo. L’idea era di tornare in Alto Adige per le vacanze di Natale, questa volta nella nuova casa che aveva acquistato nella zona dell’Alpe di Siusi. Ma l’accelerazione della malattia ha cancellato tutti i piani.

Una spina nel fianco per l’Svp

Frattini è stato protagonista di una brillante carriera sia in magistratura - a gennaio era stato nominato presidente del Consiglio di Stato - che in politica. Laureato in Giurisprudenza, magistrato, nel 1981 era diventato procuratore dello Stato. Parlamentare, esponente di Forza Italia e del Pdl, con Silvio Berlusconi presidente del consiglio è stato per due volte ministro degli Esteri: prima negli anni 2002-2004 e poi negli anni 2008-2011; commissario europeo per la giustizia nella commissione Barroso (2004-2008). Lo scorso gennaio il nome di Frattini era stato fatto anche come possibile candidato alla presidenza della Repubblica.

L’approdo in Alto Adige, nel 1996: diventa subito una spina nel fianco per la Svp. A presentarlo agli azzurri e ai loro alleati è Giancarlo Innocenzi Botti, già sottosegretario di Stato alle Comunicazioni nel governo Berlusconi II e presidente della Commissione dei 12. «Lo avevo conosciuto e apprezzato quando era ministro degli Affari regionali nel governo Dini. Ero riuscito a convincerlo a candidarsi nel collegio di Bolzano-Laives, puntando sulla sua grande passione per la montagna e lo sci. Il suo nome aveva messo d’accordo tutte le diverse anime dello schieramento». La sfida non era facile, perché nel collegio Bolzano-Laives il centrosinistra candidava Ennio Chiodi, giornalista e alto dirigente Rai; mentre al Senato il Polo della Libertà puntava sull’avvocata Adriana Pasquali e la Svp sull’avvocato Karl Ferrari. Prima uscita pubblica all’auditorium di via Roen; poi un confronto tra candidati nella sala di rappresentanza di Palazzo Mercantile. «Già dalle prime uscite - ricorda oggi il consigliere provinciale del Pd Sandro Repetto, allora in Forza Italia - si era capito che aveva una marcia in più. Parlava in maniera chiara, senza mai esasperare i toni. Apprezzava il modello autonomistico altoatesino, ma ne denunciava le storture». In quella tornata elettorale il centrodestra a trazione Forza Italia trionfò e portò Frattini alla Camera e Pasquali al Senato oltre a Pietro Mitolo, eletto deputato nel proporzionale.

Il legame speciale con Michaela Biancofiore

Dici Frattini e lo associ immediatamente a Michaela Biancofiore, bolzanina, già deputata di FI e oggi senatrice di Coraggio Italia, ma prima ancora sua segretaria e assistente del collegio Bolzano-Laives. «Ci conoscevamo da trent’anni - il commento commosso di Michaela Biancofiore, che ieri era alla camera ardente allestita Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato - Me lo aveva presentato Giancarlo (Innocenzi Botti, ndr), dicendomi: a Bolzano per le elezioni ti mando un bravissimo ministro. Franco per me era un fratello; anche se eravamo molto diversi: io tutta passione; lui tutta razionalità. Quello che ho fatto a livello politico in questi anni l’ho fatto assieme a lui. Con Franco abbiamo girato gli angoli più sperduti dell’Alto Adige, perché si era innamorato di questa terra. Per noi amici era bionico: in tutto quello che faceva, era sempre al top. Apprezzato in Italia e all’estero, abbiamo sperato, ci siamo illusi, che ce l’avrebbe fatta anche questa volta».

A gennaio, nel totonomi per il successore di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, era comparso anche quello di Frattini: «Sembrava quasi fatta - dice Alessandro Bertoldi, già coordinatore degli studenti di FI e oggi direttore dell’Istituto Friedman - perché Frattini poteva contare su un consenso trasversale. Poi però c’era stato il veto di Renzi ed era salato tutto. Quando l’ho conosciuto ero un ragazzo, ma ricordo di esserne rimasto affascinato: era l’uomo del dialogo e per questo si era fatto apprezzare anche nei suoi incarichi internazionali».

I viaggi in treno con Zeller

«Capace, intelligente, non c’è posizione apicale che Frattini - ammette Karl Zeller , già esponente di punta della Svp e a lungo deputato e senatore - non abbia ricoperto. Eravamo su sponde opposte, ma lo stimavo. Lo avevo conosciuto a metà degli anni Novanta, quando era ministro degli Affari regionali nel governo Dini, poi siamo stati assieme nella commissione affari costituzionali. Non ha mai digerito l’appoggio Svp, nel 2001, al candidato del centrosinistra Giancarlo Bressa che venne eletto in quello che considerava il “suo” collegio. Per uno come lui, abituato a vincere, non era stato facile da accettare. Negli ultimi anni, aveva lasciato la carriera politica ed era tornato a fare il magistrato con ruoli apicali al Consiglio di Stato. Ci siamo incontrati spesso sul treno Roma-Bolzano, perché era innamorato dell’Alto Adige e aveva casa qui. Parlavamo di tutto, mai di politica».

Il ricordo di Thomas Mathà

«Sapevo che stava male, ma venerdì gli ho mandato gli auguri di Natale. Per la prima volta, non ha risposto. Poi ho capito perché»: Thomas Mathà, dal 2021 consigliere di Stato, conosceva Frattini molto prima di arrivare a Roma. «Ero segretario comunale a Cornedo e Frattini aveva preso casa a Cardano: era il suo punto d’appoggio in Alto Adige. Ricordo che aveva partecipato anche all’inaugurazione della caserma dei carabinieri. Quando sono stato nominato al Consiglio di Stato e lui allora era presidente aggiunto, mi ha subito chiamato, per uno scambio di idee. Dall’estate, a causa della malattia, non lo avevamo più visto a Palazzo Spada. È una grave perdita, perché era dotato di grandi capacità sia umane che giuridiche».

 













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