«Limone, il sindaco faccia autocritica» 

Dura presa di posizione degli ambientalisti trentini dopo le accuse di Risatti: «Il sabotaggio? Risatti dà la caccia alle streghe»



LIMONE. Non si placano le polemiche dopo le accuse mosse da Franceschino Risatti in seguito alla frana sulla ciclopedonale di Limone. Risatti, infatti, ha parlato apertamente di sabotaggio (al punto che ha dato mandato all’avvocato del Comune di fare denuncia contro ignoti), lamentando tra l’altro un deterioramento dei rapporti con i rivani proprio per le critiche che sono arrivate alla soluzione progettuale di Limone.

Dura la replica degli ambientalisti dell’Alto Garda, che hanno inviato a Risatti una lettera aperta firmata da Wwf per il Trentino, Italia Nostra, Comitato Salvaguardia Olivaia e Comitato per lo Sviluppo Sostenibile

«Sarebbe davvero importante conoscere l’ identità di questo anonimo sabotatore cui andrebbero riconosciute doti straordinarie in balistica. Pensiamo però debba rimanere sconosciuto perché non esistente - l’ironico attacco della lettera -. In precedenza il sindaco aveva accusato i trentini di gufare perché invidiosi del successo di pubblico riscontrato dall’opera. Riteniamo, come ambientalisti, di rientrare agli occhi di Risatti nel novero di gufi. In realtà non siamo cassandre ma solo persone di buon senso che avevano, confortati da autorevoli pareri di geologi di grande prestigio, messo in guardia rispetto ai rischi geologici incombenti sulla pista a sbalzo». «Invece di ricorrere ad assurde cacce alle streghe - prosegue la nota - dovrebbe fare autocritica rispetto ad un progetto che riteniamo sbagliato. Alla luce di quanto accaduto, il pericolo di caduta massi si è dimostrato reale e il sistema di protezione posto in essere non garantisce in termini ragionevolmente certi la sicurezza. Né pare rassicurante apprendere che il sindaco provvederebbe a chiudere la ciclabile nel caso di forti precipitazione. Non sempre infatti il distacco avviene in concomitanza di intense piogge».

«Ma l’opera ha dimostrato nei fatti la ben scarsa funzionalità come pista ciclabile. Viste le sue ridotte dimensioni - la critica degli ambientalisti - e la intensa frequentazione della stessa da parte di pedoni risulta in sostanza poco praticabile da ciclisti. La possiamo considerare quindi una “pedonale” ma certamente non una ciclovia. Per non parlare del suo impatto paesaggistico. La foto allegata,ripresa dal lago, evidenzia chiaramente la ferita inferta al paesaggio dalla struttura metallica di supporto alla pista, dalle varie reti di protezione che ingabbiano le rocce sovrastanti, dal taglio della vegetazione tutt’attorno. Sicuramente nell’ immediato un rilevante successo commerciale per Limone anche perché ottenuto con i soldi dei contribuenti trentini. Ma anche con grosse riserve per il suo futuro». «Rileviamo infine che il costo è stato di poco inferiore ai 4 milioni al km. Il progetto del lotto 2 del tratto trentino occidentale della ciclabile del Garda che valutiamo convincente sotto diversi profili prevede una spesa di 5 milioni a Km. Costo quello di Limone decisamente alto per una pista “pedonale”, non del tutto sicura, mal inserita nel paesaggio. Tra il fare bene e il fare male da un punto di vista dei costi la differenza non è molta. La differenza - concludono - la fanno i risultati».













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