Quei dati incompleti e la credibilità che vacilla



Delle due l’una. O ci hanno nascosto i veri numeri per giorni e giorni, illudendoci di vivere in un’isola che sembrava (o doveva sembrare?) felice anche in questi tempi di catrame e di dolore. O, e forse è ancor peggio, non si sono resi conto di avere in mano solo un pezzo di quel tragico elenco: una mezza paginetta incompleta. In un caso e nell’altro, è comunque gravissimo che non ci sia stata detta (o che non si sia compresa) la verità. L’elenco delle croci toglie il fiato. Annienta. Spaventa. Dal milite ignoto delle guerre siamo passati ai numeri ignoti, ai morti senza volto, senza nome. In tantissime famiglie è arrivato, spietato e inatteso, un doppio dolore: quello di perdere un caro, un pezzo prezioso della propria vita, un giacimento di memoria e di sorrisi, e quello di non poterlo abbracciare. Di non poterlo nemmeno salutare l’ultima volta con la necessaria tenerezza e con tutti gli amici. 

Questa battaglia contro il Covid-19, anche quando sembra dare qualche minuscolo segnale di speranza, pare non finire mai. Le istituzioni, soprattutto in giornate come queste, sono un baluardo, un punto di riferimento, una nave di sicurezza sulla quale salire, tutti insieme, per attraversare il mare dell’assenza. E anche per dare una carezza a tutte queste croci che portano solo dei numeri. Dei numeri che ora cambiano. Che crescono all’improvviso. Gli anziani, ci si domandava, muoiono solo nelle Case di risposo a Sud di Salorno? In Trentino non si capacitavano. E anche a noi i numeri non tornavano. Ma a Palazzo non si sono preoccupati di capire, di approfondire.

E quando manca la credibilità, manca tutto.













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