Le lezioni di Kurz e Fabbrini



In giorni in cui il sovranismo e il nazionalismo s’aggirano come fantasmi nell’Europa dei populismi, il presidente austriaco Sebastian Kurz - nella sua visita di venerdì a Bolzano - sfoggia il suo volto migliore. Conciliante. Persino rassicurante, per non dire zuccheroso. Molti - fra i detrattori e forse anche fra alcuni di coloro che l’hanno invitato a Bolzano per lanciare in grande stile la campagna elettorale della Svp - s’aspettavano fuoco, fiamme, benzina e carri armati (come quelli che aveva evocato al confine). Sono invece arrivate acqua (sul fuoco), carezze (sul tema dei confini) e delicatezze (nei confronti dell’Italia, della Svp e dell’Alto Adige). Il doppio passaporto? «Sarà introdotto solo nel rispetto dell’idea di pace europea, in stretta collaborazione con lo Stato italiano». La gestione del confine del Brennero? «Una sfida che vinceremo assieme. Un tema risolto grazie all’Unione europea». L’autonomia? «Un bene prezioso da difendere». L’Europa? «La conquista del ventesimo secolo. Dobbiamo fare in modo che lo sia anche del ventunesimo ». I migranti? «I numeri degli arrivi sono fortemente diminuiti, ma non possono certo essere i trafficanti di donne e di uomini a decidere quante persone entrano in Europa».

Una sana lezione di realpolitik. Di realismo concreto applicato all’Europa e a quest’angolo così particolare d’Italia. Una lezione - quella che è arrivata da un Kurz uomo di Stato più che uomo di partito - anche per chi gira invece in questa campagna elettorale con micce (politiche) e fiammiferi (di parole). Fa bene però anche il professor Sergio Fabbrini - davvero centrata la lectio che ha tenuto a Trento in occasione della festa dell’autonomia - a ricordarci che sovranismo e nazionalismo non vanno demonizzati (è inutile e persino dannoso), ma capiti. È vero, il sovranismo è un nemico degli altri Stati, è un muro che si alza fra i confini, è il peggior avversario anche della dimensione regionale e dunque pure dell’autonomia. Ma l’Europa di oggi, se vuole essere l’Europa di domani, come ha fatto capire ancora il politologo, deve saper intuire, cogliere, cambiare. Deve saper trovare gli antidoti, le risposte, le soluzioni. Il presidente di turno Kurz l’ha capito molto bene. Per (nostra) fortuna.













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