Le grandi firme e il loro 11 ideale / Nicola Calzaretta


di Carlo Martinelli


Il nostro viaggio con l’11 ideale delle grandi firme fa tappa a casa di Nicola Calzaretta. Il suo “Amarcord” per anni è stato appuntamento imperdibile sul Guerin Sportivo. Mette in campo un  4-2-3-1 tutto da vedere, tutto da leggere. 

1. Luciano Bodini. “Ho giocato in porta, da piccolo. Per vocazione. Ho sempre avuto una venerazione per Dino Zoff e la sua maglia nera. Ma sono stati i suoi dodicesimi ad accendere la mia fantasia. Piloni, Alessandrelli e poi, appunto Bodini. Un campione mite, un cuore puro. A lui ho dedicato il mio primo libro “Secondo me. Una carriera in dodicesimo”. Un omaggio a tutti i portieri di riserva. Titolari nel cuore dei romantici”.

2. Armando Picchi. “1981. Nello stanzino del custode di un campo alla periferia di Livorno vidi una vecchia fotografia di un giovane calciatore. Rimasi folgorato. C’era qualcosa di magico in quello scatto. Chiesi chi fosse. “Bimbo, quello è il povero Picchi”. Anni dopo ho incontrato il fratello Leo. Nelle sue parole bagnate dalle lacrime, ho capito quando grande fosse stato l’uomo, rapito al cielo molto in fretta”. 

3. Gaetano Scirea. “Andava matto per il pollo arrosto. Era ghiotto della sacripantina, un dolce tipico genovese. Per gli orologi, poi, aveva una vera fissazione. 7 scudetti, tutte le coppe, campione del mondo. Ma la conquista più preziosa per lui fu il diploma di maestro, preso a 27 anni. “Ho vinto tanto, eppure la gioia che ho provato quando i compagni, l’allenatore, i dirigenti mi hanno applaudito e abbracciato per quello che avevo fatto, è stata indicibile”. Lo scrisse a Mariella dal ritiro precampionato di Villar Perosa”. 

4. Paolo Valenti. “Giorgio Tosatti lo aveva definito “grande suscitatore di emozioni” rievocando i suoi racconti di cronista. Per me è stato soprattutto il signore di “90’ minuto”, la messa pagana della domenica pomeriggio, celebrata con stile ed equilibrio e introdotta dal meraviglioso saluto di benvenuto: “Amici sportivi, buon pomeriggio”. Classe, ironia e quel tifo per la Fiorentina svelato postumo da Nando Martellini. Per sincero e doveroso rispetto del pubblico”. 

5. Cochi & Renato. Il buono e il cattivo. Il poeta e il contadino. La vita l’è bela, la Canzone intelligente, i capelli della “bella bionda”, ma anche “La gallina” e un”Pezzo di pane” (mai sentita?). Navigate in rete, riguardate anche gli sketch (con formidabili fiancheggiatori, l’immenso Enzo Iannacci su tutti). Erano avanti allora. Lo sono ancora oggi”. 

6. Giovanni Paolo II. “1978-2005, Papa Woytila mi ha accompagnato dai 9 ai 34 anni. Pontefice sportivo e sorridente. Una figura straordinaria. Un Santo. Un testimone, anche della sofferenza, e che esempio ha dato nei suoi ultimi anni di vita. “Non abbiate paura” ci ha detto”.

7. Enzo Bearzot. “Il Vecio, il Patriarca. Una vita in contropiede la sua, come ha scritto di lui Gigi Garanzini. Il CT della bella Nazionale d’Argentina e di quella campione del mondo nel 1982. Gli dico GRAZIE per tutti i regali che ci ha donato”.  

8. Domenico Marocchino. Il colpo di fulmine fu istantaneo: mi bastò il poster della Juve 79-80 del Guerin Sportivo. Avevo 10 anni. Attesi con maggiore trepidazione l’uscita dell’album Panini per trovare la sua figurina. Un’anima lunga dinoccolata. Dribbling in allungo e lui che arriva sempre prima del terzino. Testa reclinata in avanti, braccia cadenti e manina ricurva. Destro, ma anche sinistro. I gol, pochi ma belli (perfino uno di testa in tuffo). Una goduria. Un portatore sano di talento e intelligenza, genuinamente bambino”.  

9. Gino Bartali. “Un omaggio anche a mio padre, più Coppiano a livello di tifo, ma da sempre riconoscente della grandezza di Ginettaccio. Lui (babbo) c’era in quel luglio 1948, quando le imprese di Bartali al Tour de France (con trionfo finale) contribuirono a placare un’Italia alquanto turbolenta. Un uomo vero, cattolico fervente, bonariamente brontolone. Se ne è andato nel 2000. Tredici anni dopo è stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato la vita a centinaia di ebrei durante la Seconda Guerra mondiale, rischiando la sua. Senza farne mai parola: “Il bene si fa, ma non si dice”. 

10. Vladimiro Caminiti. “Il poeta panormita, cantore della juventinità. Da giovanissimo lettore del Guerin ho divorato le sue pagine. “Il genio di Camin – ha scritto Roberto Beccantini - stava in uno stile riconoscibile al primo aggettivo. Era un cantastorie, nel senso romantico del termine. Intarsiava metafore. Adorava la lingua italiana, adorava scrivere articoli, libri, poesie. Aveva un rapporto “erotico” con la parola”. Con la massima umiltà e senso della misura, quando Italo Cucci ha definito “caminitiano” un mio libro sui giocatori della Juve, ho provato vera gioia”. 

11. Stanlio & Ollio. “Il sabato si usciva da scuola alle 12.30 e, correndo forte, con la cartella in spalla, si arrivava a casa per vedere “Oggi le Comiche”. Metà anni ’70. Niente videoregistratori, ne maiscai, né raiplei. Se ritardavi, amen. Si andava dritti alla settimana successiva. Era quello l’appuntamento (anche) con Stanlio & Ollio. Per questo si correva. “Menadito”. “Naso-nasino-nasello”. “Oh” ansima Ollio; “Issa” gli fa eco Stanlio nella scena madre del pianoforte e la scalinata. Angelo Branduardi anni fa ha messo in musica una struggente poesia di Giorgio Faletti. “La comica finale”. Ascoltatela. Ascoltiamola. 

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Nicola Calzaretta (24 giugno 1969), avvocato. Lucano di nascita (Oppido, Potenza), toscano d’adozione (Cecina, Livorno). Dall’agosto 1979 fedele lettore del Guerin Sportivo, ha  coronato il suo sogno di poterci scrivere nell’estate del 2002 grazie ad Andrea Aloi che gli affidò la fortunata serie “C’era una svolta”. La collaborazione è proseguita poi con Matteo Marani che ne ha valorizzato le qualità di intervistatore con la rubrica “Amarcord”. Il rapporto è proseguito anche sotto la direzione di Alessandro Vocalelli, ed oggi con Ivan Zazzaroni. Ha lavorato a numerose produzioni seriali in dvd e ha pubblicato una decina di libri sul calcio. Il primo è stato “Secondo me. Una carriera in dodicesimo”. Gli ultimi due scritti insieme ad Italo Cucci sono “Boniperti” (2018) e “La Favola della Juventus” (2019) con le magnifiche foto di Salvatore Giglio. Tra i più fortunati: “Alla ricerca del calcio perduto” (primo e secondo tempo) e “I colori della vittoria – Le maglie che hanno fatto la storia della Juventus”.













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