La lezione (inascoltata) che arriva dalla Germania


di Alberto Faustini


La Germania mette al primo posto la governabilità. E l’Europa.

L’Italia mette al primo posto la zizzania. E la bottega.

A Berlino i socialdemocratici, dopo una trattativa estenuante, s’apprestano a sostenere l’ennesimo governo guidato da Angela Merkel. Pur sapendo che la riedizione della Grosse Koalition, alle prossime elezioni, per loro significherà quasi certamente un (altro) bagno di sangue. Ma la stabilità del Paese viene prima: «La gente - ha detto la cancelliera dopo le ultime 26 ore (consecutive) di confronto - vuole che il Paese funzioni. E il mondo non aspetta».

Da noi il centrosinistra ha già deciso - presentandosi separato - di perdere, ancor prima che si voti, le elezioni regionali in Lombardia. E, visto che l’obiettivo è l’instabilità di questo spazio politico più che la stabilità del Paese, si impegna a far sì che vada allo stesso modo nel Lazio. Se il sistema elettorale fosse quello delle regionali, l’esito sarebbe ovviamente il medesimo anche alle nazionali. Ma in questo nostro strano Paese, anche se si può inserire nel simbolo il nome del “candidato” premier (anche se si tratta, come nel caso di Berlusconi, di un candidato ineleggibile), non c’è ancora l’elezione diretta del presidente del consiglio. Può essere che il suicidio del centrosinistra non riesca dunque nella sua interezza. E può essere che il presidente della Repubblica, dopo il 4 marzo, scelga una via tedesca: rimettendo insieme i cocci di una possibile maggioranza e, verosimilmente, costruendo una Grande Coalizione all’italiana. Incollando - nel tentativo di dare un governo al Paese - ciò che al momento appare a dir poco distante e diviso. Ma chi la guiderà, visto che l’obiettivo non dichiarato è quello di lasciare fuori il Movimento cinque stelle? Il centrodestra o il centrosinistra? Lo stesso Gentiloni, come dicono i più? L’importante, intanto, è dividersi. Poi qualcosa succederà.

In Italia - e la nostra terra non fa eccezione - si litiga e ci si divide ancor prima di fare le liste. E, come ho già avuto modo di dire, si assegnano le candidature come se fossero seggi sicuri. Dimentichi del fatto che il 4 marzo non è esattamente fra un anno.













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