Gli errori di Trentino Volley



Il primo fallimento di Rado, titolavamo ieri. Un fallimento relativo, intendiamoci, in riferimento allo straordinario ruolino di marcia del tecnico bulgaro che, fino a questa stagione, sulla panchina di Trentino Volley aveva sempre portato a casa almeno un trofeo ed aveva sempre centrato la finale scudetto. Quest’anno si va al mare a bocca asciutta, ma nemmeno noi ci sentiamo di parlare di stagione fallimentare tout court: la Diatec è infatti arrivata in finale in Coppa Italia ed altrettanto ha fatto in Champions League, sfiorando peraltro una straordinaria impresa a Cracovia. Insomma, anche l’annata 2015/2016 è stata una stagione da protagonisti assoluti, per la società di via Trener, che però ha commesso più di un errore.

Innanzitutto, Lanza e compagni hanno pagato una panchina corta. Corta per una stagione vissuta a ritmi altissimi: aveva ragione da vendere, lo stesso Stoytchev, quando lamentava le follie di un calendario assolutamente folle, tra World League, Europei, qualificazioni olimpiche, Champions League e campionato. Ma il calendario è uguale per tutti: o si fa la rivoluzione ai vertici della pallavolo mondiale (che non sarebbe una brutta idea) o ci si attrezza per farvi fronte.

E qui siamo al dunque: Trentino Volley ha voluto svecchiare la squadra, rinunciando ad esempio con un po’ troppa leggerezza ad un senatore quale Birarelli (in finale scudetto con la sua Perugia). Operazione lungimirante e più che legittima, ma non sostituendo Lele con Van de Voorde. Non ha convinto appieno nemmeno Urnaut, Lanza e Djuric hanno pagato ad un prezzo troppo alto i ritmi di cui sopra. Ma, tornando al fallimento relativo di Stoytchev, con un Giannelli ormai prossimo ad assurgere al ruolo di miglior giocatore italiano, mezzi exploit come quelli di Antonov e Daniele Mazzone ed un rinforzo del valore di Matey Kaziyski (noi lo faremmo giocare opposto tutta la vita), forse un trofeo Rado avrebbe anche potuto portarlo a casa. Bisogna dirlo, non è stata una stagione fortunata, con l’ennesima tegola costituita dall’infortunio di Nelli. Ma Stoytchev non ci sembra il tipo che invoca la malasorte.













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