Com'è distante l'Europa dei padri fondatori...



Ne ha viste tante, l’Europa. Il sogno di Degasperi, Adenauer e Schuman, negli anni, ha infatti preso corpo, s’è accartocciato, è risorto, è finito in più di un tunnel. Ma ora siamo di fronte ad un accanimento terapeutico al contrario. A un autogol a porta vuota che può risultare decisivo per la vittoria finale di euroscettici e detrattori: i tanti che vedono nell’Europa - non da oggi - il luogo dei vincoli anche assurdi e non delle opportunità anche impensabili. Al solito - ed è terribile - i primi ad esser stati scovati con mani e borse piene di soldi, sono italiani. Personaggi di cui non conoscevamo l’esistenza. Abili evidentemente a muoversi nell’ombra, a far credere di contare qualcosa agli emiri - che riesce difficile immaginare sprovveduti - del Qatar. Siamo di fronte alla punta di un iceberg? Colpisce il fatto che si siano corrotti personaggi minori. Impensabile, infatti, che da soli possano condizionare il pensiero dell’intera Europa rispetto a un Qatar che usa i mondiali di calcio come una carta (di credito) con la quale coprire l’assenza di diritti e tutto il resto. O siamo invece di fronte alla Banda Bassotti? A personaggi goffi e a una montagna di denaro che sconvolge noi poveri terrestri ma che somiglia a briciole per i padroni del Qatar (e aspiranti padroni di molti altri pezzi del mondo).

Il fatto, comunque, resta. L’Europa è al tappeto. La sinistra italiana si ritrova l’ennesimo macigno sulla strada del rinnovamento (piove sul bagnato). L’Italia fa ancora una volta la figura della capitale della corruzione e persino della fantasia criminale, visto che il tutto sarebbe stato ammantato da una Ong che prometteva di tutelare i diritti e che invece - se tutte le accuse dovessero rivelarsi vere - tutelava e gonfiava solo i portafogli di pochi delinquenti (non chiamiamoli più furbi o furbetti: sono ladri). Possono consolare la resistenza e la tenuta dello stato di diritto, con autorità europee che hanno lavorato insieme per debellare il cancro che stava corrodendo le istituzioni. Ma riesce difficile immaginare un colpo più duro per un’Europa alle prese con una guerra che di fatto è già europea, con un virus che ancora non è debellato, con le spinte sovraniste di più di un Paese (la Brexit resta un a palla di neve ancora capace di farsi valanga), con una crisi economica che solo un’Europa unita può pensare di arginare e con un’emergenza immigrazione che sta già da tempo dividendo e allontanando i singoli Stati. È ora di fare un esame di coscienza, per l’Europa. È ora di cambiare marcia.













Scuola & Ricerca

In primo piano