processo per stupro»IL DOCUMENTARIO CHOC

Sei le autrici: Loredana Rotondo, Annabella Miscuglio, Paola De Martiis, Rony Daopoulo, Anna Carini e Maria Grazia Belmonti. Sono loro le “colpevoli” di “Processo per stupro”, che nel 1979 squaderna...


di Paolo Morando


Sei le autrici: Loredana Rotondo, Annabella Miscuglio, Paola De Martiis, Rony Daopoulo, Anna Carini e Maria Grazia Belmonti. Sono loro le “colpevoli” di “Processo per stupro”, che nel 1979 squaderna nei tinelli di tutta Italia l’orrore e lo squallore delle aule di giustizia quando alla sbarra siedono maschi violentatori. E dove a finire sotto accusa sono invece le loro vittime. Va in onda la sera del 26 aprile, alle 22 su Rete 2. Prefigurando il futuro format di “Un giorno in pretura”, è la cronaca senza filtri delle udienze che dovrebbero restituire giustizia a Fiorella, stuprata la notte del 7 ottobre del ’77 da quattro uomini, che la attirano in una villa di Nettuno, vicino a Roma, con il miraggio di un’offerta di lavoro. Scriverà Giovanni Cesareo sull’Unità: «“Processo per stupro” è una di quelle trasmissioni che qualificano l’intera programmazione di una rete televisiva. Con l’efficacia del racconto di vita, con l’evidenza del fatto colto nel suo contesto reale e nel suo farsi, la tv sprigiona finalmente tutto il suo potenziale. Ascoltare dalla viva voce degli avvocati della difesa le aberranti argomentazioni secondo le quali una ragazza violentata non può che essere responsabile lei delle voglie dei violentatori, e seguire parola per parola la descrizione lirica di atti sessuali da parti di uomini togati nel cui sguardo tralucevano i fantasmi di antiche case di tolleranza… è stata un’esperienza sconvolgente». Vince il Prix Italia, “Processo per stupro”, viene presentato al festival di Berlino, negli Stati Uniti ottiene addirittura una nomination all’Emmy Award, l’Oscar della televisione. E ancora oggi una copia è custodita negli archivi del Moma di New York.

Quanto tempo è passato da allora. Ma anche quanto poco, a giudicare ad esempio dai recenti dibattiti su produttori, registi, attrici. Rivedere “Processo per stupro”, o più probabilmente vederlo per la prima volta, potrebbe dunque servire non poco per mettere qualche punto fermo. L’occasione, più che opportuna, è stasera a Rovereto, alle 20.30 nella sala della Fondazione Caritro in piazza Rosmini, dove il documentario verrà proiettato nel corso di un incontro a cui parteciperà una delle autrici, Loredana Rotondo, e in cui interverranno le avvocate Rita Farinelli (Casa delle Donne) e Elena Biaggioni (Commissione Pari opportunità e Centro Antiviolenza). L’iniziativa è della Casa delle Donne di Rovereto, con il sostegno del Comune, nel programma di “Tutto comincia con un grido. Non lasciamolo cadere nel silenzio”. E si potrà così assistere a scene agghiaccianti: come quelle dei difensori dei quattro imputati, che a Fiorella chiedono se e in che modo era stata picchiata, se c’era stata “fellatio cum eiaculatione in ore” e altri dettagli sulla violenza, se aveva mai avuto prima rapporti carnali con il principale imputato. E alla madre, come mai la figlia era andata a un appuntamento con un uomo che non le aveva presentato. E poi le testimonianze degli amici degli imputati, secondo cui la ragazza, malgrado fosse fidanzata, s’intratteneva «facilmente» con altri uomini al bar.

È bene sapere che gli imputati ammisero spontaneamente i fatti al momento dell’arresto, per poi negare tutto negli interrogatori successivi. E dichiarando nel corso dell’istruttoria che il rapporto era avvenuto dopo aver concordato con la ragazza un compenso di 200 mila lire. Dei quattro accusati, uno si rese inoltre latitante. E il processo si complicò poiché Fiorella non conosceva l’imputato principale e non presentava segni di percosse o maltrattamenti. All’inizio del dibattimento gli avvocati difensori depositarono in aula 2 milioni di lire in qualità di risarcimento danni, mentre la vittima chiese una sola lira come risarcimento simbolico. E l’avvocata Tina Lagostena Bassi, difensore di parte civile, definì quell’offerta «una mazzetta gettata sul tavolo». Durante il processo, gli imputati dichiararono di non aver poi dato le 200 mila lire concordate alla ragazza perché non soddisfatti, ammettendo però di averle proposto il giorno dopo un milione. Il Tribunale condannò tre di loro a un anno e 8 mesi di reclusione e il quarto a 2 anni e 4 mesi. Tutti beneficiarono della libertà condizionale e furono subito rilasciati. Il risarcimento venne calcolato in 2 milioni di lire. Così andavano le cose, nell’Italia di allora.

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