Lo sguardo disincantato di Lois Anvidalfarei 

Bolzano. Alla Galleria Alessandro Casciaro e al Parco dei Cappuccini i grandi bronzi di “Ita Est” Lo scultore badiota: «Tutto parte sempre da me stesso, dai miei pensieri, dalle mie mani»


Corinna Conci


Bolzano. Ha inaugurato il 13 aprile negli spazi della Galleria Alessandro Casciaro la mostra personale “Ita Est” di Lois Anvidalfarei. L’esposizione si svolge anche all’interno del Parco dei Cappuccini, a Bolzano, dove sarà visitabile fino al 25 giugno.

Anvidalfarei parla di una vera e propria mania che lo spinge a far diventare figura, attraverso il bronzo pesante, i corpi. La sua ispirazione e percezione sono influenzate profondamente dall’esperienza immediata, alimentata anche dalla vita contadina tradizionale. L’artista osserva il mondo e l’esistenza umana con sguardo disincantato, ma anche con tanto amore ed empatia. Con titoli come “Im Werden” (In divenire), “Der verlorene Sohn” (Il figliol prodigo) o “Versöhnungsgruppe” (Gruppo riconciliatorio) le sue sculture rappresentano un’esperienza materializzata, emozionale ed esistenziale, persino religiosa. L’artista anima il bronzo, l’apparentemente deforme non segue una teoria delle proporzioni classica, ma prende come modello il corpo reale, spesso anche il proprio corpo. Il lavoro è per lui inevitabilmente una sfida con sé stesso, con i suoi umori, i suoi stati d’animo, le sue emozioni. “Tutto parte sempre da me stesso, dai miei pensieri, dalle mie mani”, sottolinea Anvidalfarei. “Il punto è quanto profondamente, quanto seriamente, con quanta chiarezza riuscirò a vivere con questo operare e se sarò in grado di raggiungere, attraverso questo processo, una dimensione universale che in seguito non riguarderà più solo me come individuo, ma più esseri umani, l’intera umanità.”

Sono per lo più figure massicce, maschi e femmine, che non sembrano corrispondere agli ideali di bellezza e ai concetti dello spirito del tempo e che in verità sono molto più vicine alla realtà che non le fotomodelle e le stelle del jet set che ci sorridono incessantemente dalle riviste patinate, dai forum su internet o dagli schermi. Le sculture in bronzo non sono astratte, non sono concezionali, neppure innovative, per quanto riguarda il mezzo espressivo e la realizzazione, i temi, eppure i suoi lavori, nella loro autentica veridicità e intensa vivacità, sono attuali e conformi ai tempi.

Gli esseri umani di Anvidalfarei vivono nel nostro mondo e al tempo stesso in un mondo tutto loro, si disinteressano di noi spettatori e spettatrici, tuttavia non riusciamo a staccare lo sguardo da loro, a non confrontarci con essi.

Anvidalfarei vive in Val Badia ed è un cosmopolita. Spesso si avventura oltre i confini della sua terra, per ritornarci volentieri, nel “luogo desolato” come lui lo chiama, perché qui dice di essere molto più attivo e creativo che non per esempio in una grande città. La terra, la natura, il lavoro al maso erano e sono il suo campo di forze e impulso creativo. Solo qui probabilmente poteva creare e conservare un linguaggio sculturale tanto credibile. Una corporeità accresciuta, potente, mai caricata di surrealismo o formalmente ridotta, ma semplicemente una raffigurazione veritiera e autentica di noi esseri umani. Una tematica sempre attuale.

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