Vlad Khadarin, il russo di Campiglio vuole una medaglia 

Nello snowboard big air il ventenne di Novosibirsk trapiantato in Val Rendena è uno dei “rider” da battere


di Paolo Trentini


C’è un “trentino” in più tra i partecipanti alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang. Alla pattuglia già numerosa di atleti regionali si è aggiunto un ulteriore campione. Si chiama Vladislav Khadarin, per tutti Vlad, ha 20 anni ed è di nazionalità russa, ma dal 2011 abita in pianta stabile a Madonna di Campiglio. Qualificato nelle discipline dello snowboard big air e slopestyle, in Corea non potrà rappresentare la sua nazione per via della squalifica e vestirà la casacca degli “atleti indipendenti”. Nei giorni scorsi ha preso parte alla gara di slopestyle, mancando l’accesso alla finale (15esimo e 11esimo nelle due run di qualificazione), mercoledì prossimo si giocherà le sue carte nel big air.

Originario di Novosibirsk, centro della Siberia e con i suoi 1,5 milioni di abitanti il terzo centro più grande della Russia, è arrivato assieme ai genitori a Como a 13 anni e l’anno dopo era già a Madonna di Campiglio: «Arrivato in Italia – spiega Vlad – ho ripreso subito a cimentarmi nello snowboard che avevo praticato in Russia fin da quando avevo cinque anni. Ho provato parecchi sport: nuoto, acrobatica, calcio, hockey su ghiaccio e perfino il karate, ma nessuno mi dava le stesse sensazioni della tavola da snowboard. Ero inserito anche nella squadra giovanile locale, ma era un gruppo di persone dedito al divertimeno e con uno spirito amatoriale, non con finalità agonistiche».

La sua vita e la sua carriera cambiano in un preciso momento: «Stavo allenandomi sulle piste e ho conosciuto Davide Cecconi, attualmente il mio allenatore, residente a Madonna di Campiglio. Con lui mi sono trovato subito molto bene e allora, non appena finito le scuole medie, mi sono trasferito nel centro rendenese per iniziare lo snowboard a livello agonistico con la Freestyle Academy. In Trentino mi sono ambientato subito, sicuramente la natura spettacolare è stata fondamentale. Tutt’ora è una delle cose che ancora mi sorprende tutte le volte che torno in Trentino dopo un viaggio. Ci sono luoghi meravigliosi dove fare passeggiate, rilassarsi e passare del tempo. Anche a livello umano non posso lamentarmi, ho trovato una bella compagnia e sono stato accolto molto bene in generale. Nostalgia? Ogni tanto torno con piacere a trovare i parenti a Novisibirsk e gli amici a Mosca, ma sarebbe una bugia se dicessi di provare nostalgia o un bisogno di tornare sui luoghi della mia infanzia. Qua si sta meglio».

A vent'anni, parteciperà alla sua prima Olimpiade. Un’esperienza dal sapore molto particolare: «In realtà avrei già partecipato alle Olimpiadi giovanili a Lillehammer nel 2016 dove ho ottenuto una medaglia d’argento nello slopestyle, ma queste saranno quelle vere. Mi aspetto una certa emozione, penso che sarà una delle esperienze migliori della mia vita, nella quale potrò conoscere tante persone e diversi atleti anche russi e divertirmi, alla fine la cosa più importante. L’unico pizzico di rammarico è non poter rappresentare la mia nazione. La Russia per i noti motivi non può partecipare e, anche se la nostra federazione sponsorizza gli atleti (Vlad avrà anche il supporto dell’Apt di Campiglio, ndr), dovremo gareggiare come atleti indipendenti, senza bandiera, senza poter sentire l’inno nazionale. Un po’ triste se ci penso, ma direi che è comunque un buon compromesso. Ogni atleta ha fatto molti sacrifici negli ultimi 4 anni per inseguire il proprio sogno e doverci rinunciare senza averne colpa per una decisione politica sarebbe stato un peccato».

Nel big air, competizione dove bisogna effettuare un unico salto rimanendo in aria parecchio tempo, Vlad porterà in gara il suo Fs 1800, un particolare trick che comporta cinque giri attorno a se stessi in volo, cosa che sinora è riuscita solo a lui e che lo pone tra i rider da seguire con attenzione: «L’obiettivo principale rimane fare il mio massimo, avrò le stesse chances di vincere della Coppa del mondo, sapendo che il talento non basta e che in questo tipo di competizioni ci vogliono anche fortuna e determinazione. Non posso dire che mi aspetto la medaglia, quello no, però so che se farò quello che so fare e che se tutto in quel momento andrà bene avrò l’opportunità di salire sul podio o di ottenere un buon risultato in tutte e due le discipline. Paradossalmente preferisco lo slopestyle, perché non ho lo stress di concentrare tutta la mia prestazione su un unico salto, ci sono tre run da interpretare e si può migliorare, mentre il big air sono due salti ma sostanzialmente non cambiano molto. Per arrivare alle Olimpiadi ho trascorso diversi mesi di allenamenti intensi cercando di mettere a punto e migliorare diversi trick difficili – conclude – ma non ho fatto nulla di diverso dal solito».

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