Rugby, la mischia accoglie tutti 

Oltre il fischio finale. Le storie di inclusione delle squadre di Trento, Pergine e Riva del Garda dove le diversità culturali non sono mai un ostacolo ma diventano subito un momento di crescita dell’intero gruppo di giocatori e dirigenti e il terzo tempo si allunga alla vita sociale dei ragazzi immigrati


Paolo Trentini


Trento. Un ambiente capace di annullare le differenze dove chiunque è il benvenuto. Il rugby più volte ha dimostrato di essere sport all'avanguardia sia per il comportamento in campo tenuto dai giocatori quanto per il clima sugli spalti . Ultimamente si sta distinguendo come sport virtuoso anche in tema di accoglienza. Nella nostra provincia il caso più eclatante è quello del Trento che annovera tra le sue fila giocatori con origine da ogni parte del mondo: dall'Albania alla Russia, dall'Argentina al Congo, passando per il nord Africa. Il caso più noto è quello di Mamadou, rifugiato del Congo arrivato a Trento ancora minorenne e che da qualche anno si allena regolarmente sul campo di via Fersina assieme alla prima squadra, ma molte altre sono le storie di integrazione tra i gialloblù e come sia possibile lo spiega il presidente del sodalizio Luca Della Sala.

La storia trentina

«Mamadou – spiega il presidente Luca Della Sala – è stato seguito in tutto e per tutto dalla società. È arrivato al Trento con “solo” la grande voglia di giocare e la sua simpatia, noi abbiamo fornito il resto sia per quanto riguarda il rugby sia per quanto riguarda la vita quotidiana. Ha iniziato prima nel campionato Uisp e poi ha esordito nella prima squadra. Ora il lavoro non gli consente di dedicare alla palla ovale tutto il tempo che vorrebbe, ma appena può si allena con noi. Assieme a lui c'è anche Amed, il quale ha sofferto le problematiche riguardo alla regolarizzazione e che ora è divenuto uno dei cardini della prima squadra e potrei andare avanti citando i nomi di Emmanuel, Houssem, Yusef, Magdi... Tutti ragazzi perfettamente inseriti in squadra. Il segreto risiede in un ambiente dove le differenze si annullano. Un ambiente per natura inclusivo che si adegua immediatamente alle esigenze dei nuovi arrivati. Anche religiose quando si tratta di cucinare un cibo personalizzato al terzo tempo o alle feste».

Anche Riva è accogliente

Trento non è caso isolato perché anche in riva al lago di Garda l'accoglienza non manca di certo, come nel caso di Abubakari e Ussif, richiedenti asilo e rugbisti della Benacense, società guidata dalla presidentessa Debora De Pasca.

«Pur avendo un carattere molto diverso tra loro e con le comprensibili difficoltà iniziali – spiega De Pasca – entrambi si sono immediatamente integrati nel gruppo. Inizialmente li abbiamo aiutati nel tragitto tra la loro residenza e il campo e hanno imparato a giocare poi, poco alla volta, dopo essere stati aggregati alle partite della prima squadra , hanno trovato sempre maggiore confidenza fino a ritagliarsi un po' di spazio nel corso degli incontri».

Pergine va a ruota

Infine uno sguardo a Pergine, dove si auspica una maggior presenza di giovani immigrati o figli di immigrati.

«La nostra squadra – spiega coach Valerio De Marco – da molto tempo vede tra i suoi tesserati giocatori provenienti da ogni parte d'Italia e anche d'Europa. Ci sono ragazzi che studiano e che fanno i lavori più disparati. Questo insieme di cose favorisce l'ingresso nel gruppo di qualsiasi persona, come nel nostro caso di due ragazzi richiedenti asilo provenienti dal Senegal. Anche se la federazione in materia ha norme molto rigide e restrittive a tutti i livelli, Serie C compresa, noi crediamo molto nell'apporto fornito da tutti queste persone. Si tratta di un arricchimento per noi, per loro e per il rugby in generale. Il campionato scorso si è chiuso in anticipo e non si può sapere cosa riserva il futuro, ma questi due ragazzi oltre a non mancare mai sono sempre stati a disposizione per dare una mano nella vita societaria e spero tanto di poterli riabbracciare anche la prossima stagione e soprattutto di avere più presenza di giovani di origine estera anche nelle squadre giovanili». Non solo terzo tempo, rispetto per il direttore di gara per regole e avversari, il rugby trentino si dimostra all'avanguardia anche nell'accoglienza.













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