Promozione, la grana dei guardalinee

Con gli arbitri coadiuvati dai dirigenti partite falsate: l’allarme di Fiorazzo (Rotaliana), Nardin (Albiano) e Michelon (Lavis)


di Daniele Loss


TRENTO. Chi calca i campi della Promozione da anni, ormai ci ha fatto l'abitudine, ma per chi è sceso dall'Eccellenza o addirittura dalla serie D abituarsi non sarà facile. Il riferimento è chiaro: nel massimo torneo provinciale, come noto, non c'è la terna arbitrale e il direttore di gara deve sopperire all'assenza degli assistenti. In questo caso non esistono “pro”, ma solamente “contro”: i dirigenti (uno per squadra) che stazionano sulle linee laterali con la bandierina in mano servono unicamente per segnalare all'arbitro (che non sempre ne tiene conto) quando il pallone esce dal rettangolo di gioco.

Per il resto, fuorigioco, falli ed eventuali contatti a palla lontana, tutto è demandato al giudice unico, il direttore di gara. Spesso bistrattati, criticati, insultati, questa volta gli arbitri vengono difesi dai giocatori. Il pensiero è comune: se l'arbitro sbaglia in determinate circostanze va compreso e aiutato perché gestire da solo le operazioni sul campo è difficile. Anzi, difficilissimo.

«Prendete i fuorigioco – commenta Francesco Fiorazzo, passato in estate dalla Fersina alla Rotaliana – Per l'arbitro è fisicamente impossibile fischiare giudicare con sicurezza. E stiamo parlando di un campionato dove il “palla lunga e pedalare” è una costante: il direttore di gara non può mai essere nella posizione migliore per giudicare e deve affidarsi all'istinto e, ovviamente, alla fortuna. Personalmente cerco di aiutare il più possibile chi dirige la partita, perché comprendo le difficoltà del caso. Però c'è anche l'altro lato della medaglia: i nostri arbitri cercano aiuto da parte dei giocatori e c'è chi se ne approfitta in maniera evidente. Condizionare l'operato del giudice non è troppo difficile, anzi».

«Mi è capitato tante volte durante queste prime tre partite – gli fa eco Paolo Nardin, difensore del Porfido Albiano, che affronta per la prima volta la Promozione – di guardare verso la fascia laterale per richiedere l'intervento dell'assistente. Credo sia una questione d'abitudine, sicuramente si lavora molto meno con il fuorigioco, perché il rischio che non arrivi la segnalazione è elevatissimo. Gli arbitri? Se non si tratta di errori evidenti, e parliamo di fuorigioco di due – tre metri, obiettivamente cosa possiamo dire? Non è facile giudicare quando ci si ritrova a trenta metri dall'azione».

«In questo caso non posso far altro che difendere gli arbitri – chiude il cerchio Luca Michelon, centrocampista del Lavis, tornato nel campionato provinciale dopo anni in Eccellenza e serie D – perché sono costretti a decidere in una frazione di secondo basandosi unicamente sull'istinto e senza il supporto di un assistente meglio piazzato. Il riferimento specifico è alla partita di domenica contro il Villazzano: il direttore di gara ha fischiato parecchi fuorigioco inesistenti, ma non per colpa sua. In tutti i casi ha dovuto fare una scelta immediata senza però avere una visuale accettabile. Arbitrare bene senza assistenti è impossibile. Punto».

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