l’intervista 

«Merito della squadra, ma nel finale stavo ancora bene»

PONTEDERA (PISA). Al rientro dalla squalifica, Gianni Moscon aveva dimostrato di avere le idee chiare. «Voglio lasciare il segno nelle classiche italiane di settembre, far parlare la strada» aveva...



PONTEDERA (PISA). Al rientro dalla squalifica, Gianni Moscon aveva dimostrato di avere le idee chiare. «Voglio lasciare il segno nelle classiche italiane di settembre, far parlare la strada» aveva dichiarato alla vigilia del ritorno alle corse. Non si può certo dire che il noneso non sia stato di parola, vittorioso alla Coppa Agostoni, protagonista alla Coppa Bernocchi e ieri nuovamente primo al Giro di Toscana, dove ha messo in mostra una condizione davvero invidiabile.

«È stata un’altra gara molto impegnativa – ha dichiarato Moscon dopo aver tagliato il traguardo a braccia alzate – La salita del Monte Serra, da affrontare tre volte, alla fine si è fatta sentire nelle gambe. In salita ho provato sensazioni ottime e anche nel finale, volata compresa, stavo ancora bene. Mi sono allenato duramente per raggiungere questo livello di forma e sto attraversando un ottimo periodo. Il merito, però, non è solo mio, perché se ho vinto è anche e soprattutto per il grande lavoro svolto dai miei compagni di squadra. Dunbar è stato esemplare, ha ridotto il gruppo a sole quattro unità e io ho solo dovuto mantenere il vantaggio».

C’è una dedica per questa nuova vittoria?

«La dedico a tutti quelli che mi sono stati e mi sono vicini – ha replicato Moscon – Un pensiero va a tutta la squadra, al mio preparatore Dario Cioni e ai miei compagni, in particolare a quelli italiani».

Moscon è lanciato a tutta velocità verso i Mondiali austriaci, capace di fare la differenza anche in salita, al cospetto di scalatori puri. Vero che la squadra ha lavorato per lui. Altrettanto vero che, con una gamba così, nulla gli è precluso. Gli avversari in Austria saranno di calibro superiore e superiori saranno le difficoltà del tracciato di gara, sul cosiddetto Höttinger Höll. Sognare, però, non costa nulla. (l.f.)

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