il campione

Marvin, il guerriero trentino nella "gabbia"

Vettori è partito da Mezzocorona e, passando per Londra, è diventato uno dei più grandi combattenti di Mma italiani


Luca Pianesi


TRENTO. Otto incontri e 7 vittorie quasi tutte arrivate nel primo round per “sottomissione” (tecnica di immobilizzazione). A livello italiano è considerato il giovane più promettente e, infatti, le classifiche nazionali lo piazzano già al secondo posto assoluto nella sua categoria (i pesi welter, tra i 71 e i 77 chili). Marvin Vettori (classe ’93) come atleta si è formato a Londra nella prestigiosa palestra London Shootfighters. E’ partito da Mezzocorona e, dopo aver cominciato a 13 anni a praticare lo Yoseikan Budo (arte marziale della quale il padre è maestro), a 15 anni ha conosciuto l’Mma (Mixed Martial Arts: i combattimenti che si svolgono all’interno di una gabbia durante i quali i fighters possono utilizzare tutte le tecniche di combattimento) e non l’ha più lasciato: «Appena ho conosciuto questo sport ho deciso che volevo diventare un professionista – racconta – ed è così che ho cominciato a specializzarmi in tutte le diverse discipline di combattimento: la boxe, il brasilian jujitsu, la lotta greco-romana. Frequentavo le migliori palestre e i migliori maestri della regione, ma mi serviva molto di più per diventare un vero atleta di Mma». Ed è così che a 19 anni ha preso un biglietto per Londra e nell’incredulità generale è volato in Inghilterra con il preciso obiettivo di diventare un campione di Mma.

Della serie valigia di cartone, spago e tanta speranza, Marvin?

Più o meno. Ero stato due settimane a Londra, in vacanza nel 2012, e lì avevo scoperto questa grande palestra (una delle migliori del mondo per l’Mma ndr) la London Shootfighters. A novembre di quell’anno ho deciso di tornarci per restare. Ho preso l’areo e per tre mesi mi sono piazzato a casa di un ragazzo che avevo conosciuto in palestra. Dormivo sul suo divano. Coi soldi ero sempre al limite. Di giorno facevo il commesso in un negozio di vestiti e il tempo libero lo passavo ad allenarmi. Poi, piano piano, mi sono stabilizzato ho preso il brevetto da buttafuori e ho cominciato a lavorare di notte: la mattina dormivo e il pomeriggio facevo Mixed Martial Arts.

I maestri della Shootfighters si sono accorti subito delle tue qualità?

Io ho cominciato come un normale cliente della palestra ma in breve sì, mi hanno fatto avanzare e dopo sei mesi ho fatto il mio primo incontro. Poi, vittoria dopo vittoria, mi sono fatto un nome. Ma prima ho fatto la classica gavetta del fighters che è molto dura. All’inizio devi fare tanti incontri a distanza ravvicinata per farti conoscere. Dopo, quando cominci a diventare un professionista puoi rallentare, selezionare meglio i combattimenti, i tornei e gli avversari.E finisci per combattere 2, 3, 4 incontri all’anno.

Cioè uno ogni 4, 5 mesi?

Sì perché ci vuole molto tempo per preparare bene un match. Molti non lo sanno ma per arrivare a combattere quei 15 minuti nella gabbia ci vuole una grande preparazione. Ci vuole una base atletica importante fatta prima di tutto di tantissimo “cardio”. Poi ci serve un potenziamento muscolare che però permetta di sviluppare anche una grande mobilità e flessibilità del corpo. E poi c'è tantissima tecnica e tattica.

Insomma non dovete saper fare solo a botte?

No. Oggi qualsiasi atleta di Mma deve essere prima di tutto completo per quanto riguarda tutte le arti marziali: dalla boxe al jujitsu, dalla lotta greco-romana al kick boxing. Poi circa due mesi prima dell’incontro si conosce chi sarà l’avversario. Da quel momento il team che segue l’atleta dovrà allenarlo in funzione del suo prossimo rivale. Negli incontri di allenamento, per esempio, il fighter proverà contro altri lottatori simili per peso e statura all’avversario e a loro chiederà di riprodurre i movimenti e i colpi di quest’ultimo.

Della serie “Conosci il nemico come conosci te stesso”?

Esatto. Questo è Sun Tzu: “L’arte della guerra”. E’ il mio libro preferito in assoluto. Da ragazzino me l’ha dato mio padre e ancora oggi ogni tanto lo rileggo: è pieno di spunti interessanti per un fighter. Sono tante le frasi che mi tengo in testa. In un passo c’è scritto: “La capacità di assicurarsi la vittoria combattendo e adeguandosi al nemico è chiamata genialità”; e infatti nell’Mma la conoscenza dell’avversario è fondamentale.

Chi è per te il miglior fighter di sempre?

Fedor Emelianenko. Un russo pazzesco che veniva dal sambo combat (arte marziale russa simile al judo) e che per 10 anni ha dominato in maniera assoluta tutto il panorama internazionale dell’Mma. Lo chiamavano The Last Emperor della serie: “dopo di lui il nulla”.

In Italia l’Mma è famoso soprattutto grazie ad Alessio Sakara. Che ne pensi di lui?

Il Legionario è stato molto importante per il movimento perché ha fatto conoscere al grande pubblico l’Mma e poi anche come guerriero era davvero forte, soprattutto nello striking (la serie di calci e pugni). Anche lui è andato all’estero, in Brasile nel suo caso, per diventare un vero combattente. Il problema, infatti, in Italia, è che non esiste un vera e propria scuola o un team in grado di formare in maniera competitiva i fighters italiani. Te però da qualche mese sei tornato in Italia.

Come fai ad allenarti?

Ho creato un Vettori team qui a Trento. Ho un ragazzo, Matteo Capodaglio, che mi segue dal punto di vista dell’alimentazione, uno che mi fa da personal trainer, frequento il Lotta Club Rovereto per migliorarmi nella lotta greco romana e la palestra di Franz Haller di Bolzano per il kick boxing. Lui è stato il numero 1 al mondo per molti anni e affidarsi ai migliori è fondamentale per migliorarsi. Un campione basta guardarlo come si muove per imparare.

Cosa vuol dire combattere in una gabbia?

La gabbia serve a noi atleti a non farci male. Quando l’Mma si praticava sui ring, infatti, spesso i fighters cadevano fuori dal quadrato rischiando grosso. Hanno deciso di chiuderli dentro una gabbia. Stare lì dentro, comunque, è adrenalinico. Nei primi incontri ricordo che ero in soggezione rispetto al pubblico e alle urla che provenivano da fuori. Ora invece converto tutto in energia e mi faccio spingere.

Quali sono le prossime tappe?

Sto partecipando a un torneo importante che è seguito anche da Fox Sport, il Venator fighting championship, e sto andando molto bene. Voglio vincere il titolo e poi andare in America. Lì si ricomincia da capo per crescere ancora e diventare, chissà, campione del mondo.













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