Giro d'Italia

Lo Stelvio chiama, Nibali proverà a rispondere

Lo “Squalo”: «Se sto bene qualcosa farò, ma quello che può stravolgere la classifica è Quintana»


di Adolfo Fantaccini


CASTIONE DELLA PRESOLANA (BERGAMO). Sulle montagne del mito non ci sarà spazio per i bluff, ma solo posto per la sofferenza e i tormenti della fatica. Il Giro d'Italia offrirà il meglio di sé martedì, fra il Mortirolo e lo Stelvio, salite e discese dove sono state scritte le pagine più belle e struggenti di una storia lunga un secolo. Prima la montagna dedicata a Michele Scarponi, poi la Cima Coppi, lo Stelvio, ovvero il tetto del Giro. Una montagna che dovrà essere attraversata due volte dalla corsa e che richiede grande coraggio, preparazione, fondo. Una vetta dove Vincenzo Nibali potrebbe provare qualcosa. «Magari posso dire di star bene e poi non è così. Magari può sembrare che arrivano le tappe dove viene richiesto più fondo, invece alla fine le cose non vanno come ci si aspetta. Magari martedì non succede niente, però la prossima tappa può lasciare qualcosa nelle gambe», il saggio commento dello “Squalo” che viene dallo Stretto. Nibali è atteso, ma lo sono anche Quintana, Pinot, la maglia rosa Dumoulin.

«Se sul Mortirolo si muove qualche uomo di classifica, diventa difficile inseguire – aggiunge Nibali – Se c'è una fuga sarà importante essere presenti con la squadra, come cercheranno di esserlo altri con i propri team. Quintana? Lui si che può stravolgere la classifica, dispone anche della squadra per farlo. La condizione, rispetto all’anno scorso è migliore. A Oropa, nell'ultimo chilometro, sono andato in acido, gli altri hanno avuto qualcosa in più; magari pago anche l’età, visto che comincio ad avere qualche capello bianco – fa notare il capitano della Bahrain-Merida – Per me arrivare secondo, terzo o quarto non cambia. Il podio è sempre bello, ma devo pensare alla vittoria. Qualcosa ho vinto, anche se c'è gente che ancora mi critica. E poi, vogliamo mettere? Il livello del Giro è alto».

Però, le vittorie italiane continuano a non arrivare. «Ci sono state delle casualità, come la cattiva condizione di Nizzolo, l’assenza di Aru. Io, se sto bene, qualcosa farò».













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