Giro a Pampeago, nella curva da stadio spunta Malesani

Il mister (esonerato) del Genoa tra i fans di Guardini: «A casa mia si è sempre mangiato pane e ciclismo»


di Luca Franchini


ALPE DI PAMPEAGO. Una curva da stadio lunga dieci chilometri, colorata e chiassosa, tra cori, calici levati e fumanti barbecue. La lingua ufficiale della “curva” dell'Alpe di Pampeago è il dialetto veneto, quello di una terra storicamente legata al ciclismo, ieri ottimamente rappresentata lungo le rampe finali della salita fiemmese, tra il Guardini fans club e il festoso gruppo capeggiato niente meno che dall'allenatore Alberto Malesani. Un Malesani che, alla faccia del collega Guidolin, rivendica il titolo di "mister ciclismo". «Non scherziamo - spiega l'allenatore veneto, quest'anno sulla panchina del Genoa, poi sostituito da De Canio -. Guidolin si è inventato ciclista da quattro anni a questa parte. Io è una vita che pratico e seguo il ciclismo. A casa mia si mangiava pane e due ruote: mia mamma tifosa di Bartali, mio padre di Coppi.

Quando vinceva il Fausto nazionale, mio madre lasciava papà fuori di casa». Un Malesani decisamente "euforico" quello visto ieri sulle rampe dell'Alpe, merito delle bollicine del 51,151 della cantina Moser, che ha accompagnato il lungo pomeriggio del folto e chiassoso gruppo dei "Malesani boys". «Qui si beve solo vino biologico e ciclistico - spiega il mister veneto, invitando ad un break ed allungando la bottiglia ai cicloamatori impegnati nell'ardua scalata all'Alpe -. Chi si tifa? Domenico Pozzovivo. Basso? Da italiani bisogna, ma preferisco il "dottor" Pozzovivo». Via di fisarmoniche e risotto con tarta-sal, invece, sotto la tenda del Guardini fans club, galvanizzato dal successo del proprio corridore di giovedì. «Noi siamo qui per Andrea – spiega Carlo del Guardini fans club di Verona -. Giovedì è stato fantastico ma è oggi che ha bisogno del nostro sostegno: siamo pronti a dargli una spinta per tagliare il traguardo entro il tempo massimo. Tifare Basso? Non se ne parla. Dopo la figura fatta qualche anno fa, non gli crediamo più. E' scaduto». Non può mancare, infine, il classico e universale toscano, ma c'è spazio anche per le meno usuali lingue dell'Est (Repubblica Ceca e Polonia su tutte, rispettivamente per Jan Barta della NetApp e Szmyd della Liquigas) e addirittura il norvegese: tre lingue parlate correntemente nelle valli di Fiemme e Fassa in veste invernale, ora anche in versione estiva. «Seguiamo tutti gli anni il Giro – racconta Joergen, grande tifoso di Gasparotto che arriva da Oslo -. Quest'anno abbiamo scelto questa tappa, la più bella». La val di Fiemme ringrazia.













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