«Disneyland chiusa, che impressione. Caldonazzo è sempre da pelle d’oca» 

Sci nautico. Il due volte campione del mondo e sette volte campione europeo è tornato in  Trentino dopo aver vissuto il lockdown in Florida: «Per gli americani il Covid-19 è una bufala» 


LUCA FRANCHINI


TRENTO. Il 2020 di Thomas Degasperi era iniziato alla grande, battuto soltanto allo spareggio dall’americano Nate Smith nel testa a testa per il titolo ai Moomba Masters in Australia, uno degli eventi top a livello mondiale. Poi lo stop a causa del Covid-19. Degasperi ha vissuto l’emergenza sanitaria in Florida, dove vive da alcuni anni. La sua città, però, è rimasta Trento, il suo campo d’allenamento preferito il Lago di Caldonazzo, dove è tornato due settimane fa per preparare gli appuntamenti di fine estate. Su tutti, gli Europei di Milano e gli Us Master, rinviati a fine agosto.

A 39 anni compiuti, il fuoriclasse dello sci nautico – specialista dello slalom - è ancora sulla cresta dell’onda e punta ad arricchire il proprio palmares, due volte campione del mondo, sette volte campione d’Europa e vincitore di tre edizioni dei Moomba Masters. «Sono arrivato in Italia il 4 giugno» racconta Degasperi che, appena arrivato a Trento, ha voluto sottoporsi al tampone. «Sono riuscito a farlo il giorno dopo il mio arrivo – spiega Thomas - Volevo essere sicuro che tutto fosse ok, soprattutto dopo aver frequentato gli aeroporti».

È andato subito ad allenarsi?

«No. Sono rimasto in casa, lontano dai miei genitori, finché non ho ricevuto l’esito del tampone. Anche ora indosso sempre la mascherina, che vi sia l’obbligo o meno, in primis per rispetto nei confronti delle altre persone».

Negli Stati Uniti com’era la situazione?

«Non c’erano le norme ferree che sono state applicate in Italia. Ci dicevano di stare a casa, ma si poteva uscire. Per una settimana si è vista poca gente in giro, ma poi tutto è tornato come prima. Gli americani fanno fatica ad ascoltare. O meglio, molti hanno ascoltato chi diceva loro che si trattava di una semplice influenza».

Lei ha adottato qualche precauzione?

«Ho sempre indossato guanti e mascherina. Tanti non hanno fatto altrettanto, sostenendo che fosse una bufala».

Non c’erano controlli?

«Non sono mai stato fermato e non ho mai visto un posto di blocco».

Eppure la sua zona è stata duramente colpita dal Coronavirus.

«La Contea di Orange, dove vivo, è stata una delle più colpite. Hanno chiuso bar, ristoranti, gran parte delle attività, ma molti non sono stati responsabili. Per la prima volta ho visto chiusa Disneyland, che è a un minuto di macchina da dove abito. Un’immagine che mi ha impressionato. Gli spazi dei parcheggi tutti vuoti, una distesa deserta».

È sempre riuscito ad allenarsi?

«Sono andato al lago tutti i giorni, non prima di essermi assicurato di poterlo fare tramite le autorità locali».

Com’è stato tornare sul Lago di Caldonazzo?

«Da pelle d’oca, come sempre. Per me è uno dei laghi più belli al mondo e lo dico dopo averne frequentati parecchi. L’acqua è pulita, il panorama è stupendo. Ora speriamo che anche il meteo collabori».

Al momento dell’esplosione della pandemia stava preparando gli Us Master, rinviati a fine estate. Quali saranno i prossimi impegni agonistici?

«In Europa tutte le gare sono state cancellate. Spero che si riescano a disputare i campionati europei a Milano in agosto, il 15 o il 23, ma ancora non ci sono certezze».

Quel che è certo è che, se ci saranno, sarà l’uomo da battere, campione in carica e già sette volte oro continentale.

«Sarebbe bello ripetersi, ma gli avversari sono forti, anche in Europa. Non ci sono solo americani e australiani».

A inizio marzo aveva già dimostrato di andare forte, battuto soltanto allo spareggio ai Moomba Masters.

«La gara più importante siamo riusciti a farla e i grossi calibri c’erano tutti. Ho dimostrato di poter competere ad alto livello».

L’addio alle competizioni è ancora lontano?

«Finché continuerò a divertirmi e ad andare forte, andrò avanti. Sto molto bene fisicamente, per questo mi diverto, e mi sto allenando più degli anni passati. Non continuerei se mi trovassi a gareggiare per un ventesimo posto».

Cosa intende per “allenarsi di più”?

«Faccio due, a volte tre sessioni d’allenamento in acqua. Le sedute sono intense, “violente” dal punto di vista fisico, ma ho voglia di allenarmi».

C’è una gara che vorrebbe vincere prima di dare l’addio?

«Non mi sono mai fissato su una gara o un risultato. Tratto ogni competizione allo stesso modo, dando il massimo, e fortunatamente sono riuscito a vincere tutto quello che c’era da vincere».

Qual è lo stato di salute dello sci nautico italiano?

«È uno sport di nicchia, costoso, ma negli ultimi anni è cresciuto abbastanza. La Federazione ha studiato delle agevolazioni per aiutare i giovani».

In Trentino c’è qualcuno che prova a seguire le sue orme?

«Ci sono un paio di ragazzi che si allenano sul Lago di Caldonazzo e in questi giorni ne sono venuti altri a provare. C’è un giovane in particolare, Francesco Dallago, che è molto applicato».

Ha già pensato al suo futuro post agonistico?

«Ho una scuola negli Stati Uniti e vorrei fare qualcosa anche sul Lago di Caldonazzo, trasmettere ai ragazzi quello che provo io».

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