Sci di fondo

Piccola Italia alla Marcialonga 

Domenica la granfondo. Debertolis: «Noi da top 20, Brigadoi nei 10 se avesse una giornata di grazia»


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Domenica (partenza alle 7.50 per le donne, alle 8 per gli uomini), la 45esima edizione della Marcialonga. Al via saranno in 7.500, ma sul nome del vincitore ci sono pochi dubbi: il poker di Tord Asle Gjerdalen è più che nell’aria. E anche tra le donne dovrebbe essere ancora un discorso tra Britta Johansson Norgren e Katerina Smutna. E gli italiani? Non ne vinciamo una dal 2000 (Valbusa), poi si tornò alla tecnica classica e cominciò il dominio scandinavo, destinato appunto a perpetuarsi anche quest’anno. Parola di Bruno Debertolis (Team Trentino Robinson Trainer), l’ultimo a tenere botta nella scia dei fratelli Aukland, di Jerry Ahrlin e Stanisalv Rezak, ma da qualche anno scivolato fuori dalla top ten.

Debertolis, come ci si allena nella settimana della Marcialonga?

Lunedì dopo pranzo ho cominciato lo scarico dei carboidrati (fino a mercoledì a pranzo), mercoledì ho fatto gli ultimi lavori intensi, ora mi sto concentrando sui test materiali. Domani (sabato, ndr) faccio l’ultimo, assieme ad un po’ di qualità per riaccendere il motore. Ma, per reggere per quattro gare come Diagonela, Kaiser Maximilian, Marcialonga e Dobbiaco-Cortina, il grosso del lavoro va fatto in estate e in autunno.

Che tipo di neve conta di trovare domenica?

In Val di Fassa è fina e fredda, ma con le temperature in rialzo potrebbe essere un po’ lenta. In Val di Fiemme si trasforma prima, sarà più veloce. Questo compromesso è sempre il problema della Marcialonga, tanto per chi punta sullo scorrimento quanto per chi bada alla tenuta. Fermo restando che chi sciolina non può pensare di ritrovarne sotto gli sci sulla salita finale.

Chi vincerà?

Gjerdalen ha vinto Diagonela e Kaiser Maximilian, è il più in forma. Va forte anche Chernusov, altri sinceramente non ne vedo. Tra le donne ancora duello tra Norgren e Smutna.

E voi italiani?

Realisticamente dico che in due possiamo puntare alle prime 20 posizioni e altri due alle prime 30, se tutto va bene. Poi ovviamente spero che il mio compagno Mauro Brigadoi abbia una giornata di grazia e riesca ad entrare nei primi 10, ma è appunto una speranza.

Come si fa a spezzare il dominio scandinavo?

Questi sono professionisti, io e i miei compagni ci alleniamo nel tempo libero. Ho tenuto botta fino a qualche anno fa, poi la loro specializzazione e la mia carta d’identità hanno aperto la forbice. In Italia ci manca il professionismo e forse, a questo punto, anche il materiale umano: dietro a quei 4/5 atleti di Coppa del mondo c’è un buco enorme, in troppi non riescono ad esprimersi, c’è qualcosa che non va.

Perché non dirottare sulle lunghe distanze alcuni degli azzurri che non vanno?

Ai gruppi sportivi militari non interessano. Per me sbagliano, perché il circuito Ski Classic, assieme a Pellegrino, sta tenendo in piedi il fondo. Il vecchio progetto della Nazionale Lunghe Distanze funzionava, se fosse rimasto in piedi oggi saremmo ai vertici. L’alternativa sono le squadre come la mia, ma non abbiamo le risorse per far allenare i ragazzi a tempo pieno, come fanno gli scandinavi.

Twitter: @mauridigiangiac

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