Scuola

«Assistenti educatori, sono troppe le loro penalizzazioni»

La segretaria trentina di Fp Cgil Roberta Piersanti: «Svolgono spesso incarichi delicati ma senza un’adeguata valorizzazione professionale. E la maggior parte di loro è esternalizzata»


Fabio Peterlongo


TRENTO. «Troppa disparità tra gli assistenti educatori assunti dal sistema pubblico e quelli che fanno capo alle cooperative o agli enti del “terzo settore”. Questi ultimi, benché in possesso di titoli adeguati e costante formazione, non hanno nessuna garanzia occupazionale». La segretaria di Fp Cgil Roberta Piersanti interviene nel dibattito relativo al ruolo degli assistenti educatori e sottolinea come essi siano fondamentali per l’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali attivata nelle scuole trentine.

In un comunicato Fp Cgil evidenzia come le storture del sistema trentino finiscano per penalizzare proprio gli assistenti educatori, che si troverebbero a svolgere incarichi delicati senza venirsi riconosciuta un’adeguata valorizzazione professionale: «Gli assistenti educatori non sono insegnanti di sostegno, anche se troppo spesso sono loro a doversi occupare della didattica per l'alunno che seguono, perché l'insegnante c'è per sole tre ore a settimana o è addirittura a zero ore. Predispongono i piani educativi individualizzati, ma non sarebbe loro competenza. Non hanno neppure competenze mediche, ma spesso viene loro richiesto di somministrare i farmaci, facendo finta che si tratti di aiuto all'assunzione. Lavorano in sinergia coi docenti (talvolta li sostituiscono), ma vengono coinvolti solo a discrezione della scuola nei vari organismi collegiali», comunica il sindacato.

Insomma, il sindacato lamenta come gli assistenti educatori intervengano per far funzionare il sistema proprio laddove mostra le sue criticità: «Gli assistenti educatori sono penalizzati, nonostante la loro professionalità e la loro dedizione all’educazione degli studenti», rimprovera Piersanti.

In questo quadro si inserisce un ulteriore elemento di disparità, quello che porrebbe su due piani differenti gli assistenti educatori assunti direttamente dal sistema pubblico e quelli delle cooperative o dei privati: «La maggior parte degli assistenti educatori è esternalizzata, con stipendi e trattamenti diversi rispetto ai colleghi assunti dall’ente pubblico. Agli assistenti educatori dipendenti dalle cooperative e dal “terzo settore” non viene riconosciuto lo stesso “monte-ore” per la preparazione delle attività che viene riconosciuto agli operatori inseriti nel sistema pubblico. Lavorano per 33 settimane sebbene l’anno scolastico ne conti normalmente 34 o 35. Per “compensare” devono assentarsi in occasione delle assenze dell'alunno o di gite e uscite didattiche. Inoltre durante il periodo estivo non sono retribuiti», prosegue.

«Ma nel periodo del Covid, quando le gite non ci sono state - ha denunciato la segretaria Piersanti - solo gli studenti con assistente educatore pubblico hanno avuto l'anno coperto, con grave disparità di trattamento. È un sistema che non funziona e che finisce per penalizzare, oltre a tutti i lavoratori del settore, anche e soprattutto i bambini e i ragazzi con bisogni educativi speciali».













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