Migranti: dal Garante allarme sui rischi da uso riconoscimento facciale da parte di Europol



<p>BRUXELLES -  Il regolamento volto a rafforzare la cooperazione di polizia per prevenire, individuare e indagare sul traffico di migranti e a rafforzare il ruolo di Europol nella prevenzione e nella lotta contro questi reati, pone dei "rischi posti dal previsto aumento del trattamento dei dati biometrici, compreso il riconoscimento facciale, da parte di <strong>Europol</strong>". Questo il parere espresso dal garante europeo per la protezione dei dati (Gepd) su una delle misure in cui si articola il nuovo Patto sulla migrazione e l'Asilo, in via di approvazione.</p> <p>Nel suo parere, il Garante sottolinea la necessità di "stabilire <strong>meccanismi e regole chiare</strong> e vincolanti che forniscano garanzie adeguate per attenuare i rischi per le persone". "La lotta al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani è un importante obiettivo di interesse generale" ma non "vi sono prove che le misure previste dal regolamento siano effettivamente giustificate" avverte il garante, Wojciech Wiewiórowski, secondo cui è "preoccupante la mancanza di una valutazione d'impatto, data la natura dei dati personali in gioco, come quelli biometrici sensibili" e considerato che "potrebbero essere coinvolte persone vulnerabili, come i migranti". "Ciò non deve costituire un precedente per qualsiasi futura legislazione che abbia un impatto analogo sui diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati", avverte.</p> <p>Nel suo parere, che tiene conto anche dei risultati e dei lavori in corso delle attività di controllo su Europol e Frontex, il Garante si sofferma anche sui trasferimenti di dati personali da parte di Europol a Paesi al di fuori dell'Ue, effettuati, secondo quanto previsto dal regolamento, sulla base di <strong>deroghe</strong> alle norme generali in materia. Per il garante, "l'uso di tali deroghe non dovrebbe portare a trasferimenti sistematici, massicci o strutturali di dati personali".</p> <p>Quanto alla maggiore cooperazione tra Europol e Frontex, il Gepd avverte che <strong>Frontex</strong> "non dovrebbe trasformarsi in un'agenzia di contrasto" e sottolinea la necessità di chiarirne "il ruolo, i limiti e le procedure" da seguire nello "svolgimento dei suoi compiti a sostegno di Europol ed Eurojust e delle autorità di contrasto degli Stati membri dell'Ue". In relazione alle attività investigative di Europol a sostegno degli Stati membri dell'Ue, il Garante raccomanda infine di "chiarire le responsabilità assegnate alle <strong>autorità competenti nell'Ue</strong>, definendo anche il tipo di accesso ai dati personali che tali autorità possono avere e per quali scopi". </p>









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