Vallagarina, produzione di mele decimata dalla cimice asiatica 

Agricoltura. In alcune aree l’insetto ha colpito il 100% della frutta poco prima del raccolto Forti, presidente Sft: «Il prodotto è destinato all’industria, ma al momento i prezzi sono irrisori»


Carlo Bridi


Trento. Un autentico disastro quello causato dalla cimice asiatica sulle varietà di mele in raccolta in questi giorni in Vallagarina. La Granny Smith che si è appena finito di raccogliere in questi giorni, su certe file è danneggiata da questo insetto fino al 100% e deve finire all’industria. Stessa sorte per la Braeburn che si sta staccando in questi giorni. Ma anche per la Fuji che è nella delicata fase finale di maturazione sulla parte alta delle piante e particolarmente sulle file di confine verso i vigneti ha dei danni che sfiorano il 100%. Ad affermarlo è Enrico Tovazzi produttore di mele in quel di Volano con estensione dell’azienda a Lizzana. Ebbene in quella zona i danni sono minori perché la terribile cimice non è ancora arrivata in massa a sud di Rovereto.

Più in generale nella cooperativa SFT che racchiude tutti i produttori associati a sud di Trento, il presidente Riccardo Forti ci dice che per i dati attualmente a disposizione si può parlare mediamente di un 30% di mele danneggiate della varietà Granny Smith, il danno maggiore sino ad ora registrato è quello di una percentuale di frutta che deve essere consegnata all’industria nell’ordine del 30%, una percentuale molto maggiore di quella riscontrata a Volano mentre inizialmente sembrava che l’epicentro fosse nella zona nord di Romagnano. «La causa? È difficile da individuare ma pensiamo che la presenza di molta luce da illuminazione pubblica abbia avuto un ruolo, ma l’acuirsi della presenza si è registrato particolarmente nei frutteti che si trovano intercalati ai vigneti: dopo la vendemmia ovviamente le cimici non trovando più acini da aggredire e si sono concentrate sulle mele. Le mele vanno solo all’industria ma attenzione, non possono essere usate nemmeno per fare purea ma solo per succhi». E il prezzo? «Fino ad ora è ancora molto basso quello della merce industriale - afferma Forti - perché risente della grande offerta della coda della produzione del 2018, speriamo che terminata questa riprendano. Per dare un dato, appena un mese fa venivano vendute a 4-5 centesimi ora il doppio ma è molto poco e di gran lunga sotto i costi di produzione. È un peccato - conclude il presidente di SFT - perché la campagna commerciale si preannuncia interessante per la mancanza di prodotto che andrà ben oltre le stime fatte ad inizio campagna che già prevedevano un notevole calo».

Il problema come si può capire ha assunto dimensioni enormi per cui produttori e loro cooperative sollecitano vivamente che la fase sperimentale avviata alla FEM della difesa biologica con la vespa samurai possa iniziare già nel 2020 con lanci di massa, ma evidentemente prima devono essere allevati diversamente è difficile pensare di fare frutticoltura. D’altro canto i danni che si registrano in Emilia Romagna su pesche e pere sono drammatici, e spesso hanno sfiorato il 100%.

La Valle di Non ad oggi è colpita solo localmente e con percentuali di danno sopportabili, ad esempio nella zona della Predaia, ci dice il nostro giovane protagonista di questa settimana, Alessio Nicoletti: i danni sono contenuti nell’ordine del 10-15%, inferiori a quelli riscontrati nel 2018. Quantificare i danni è ancora prematuro perché vi sono molte mele ancora da raccogliere, si parlava di 5 milioni appena 10 giorni fa ora di 7 milioni ma i conti si faranno a raccolto delle mele concluso.















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