Trentino Marketing, accolto il ricorso

Il giudice d’appello ribalta la sentenza e dà ragione alla Provincia contro l’ex direttore Miorelli. Ora si andrà in Cassazione


di Roberto Colletti


TRENTO. Accolto il ricorso di Trentino Marketing contro Claudio Miorelli. Il giudice d'appello ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva condannato la società pubblica, per aver licenziato senza giusta causa il proprio direttore generale, a pagargli un sostanzioso assegno di 296.598 euro. A distanza di quattro anni siamo punto e d'accapo e, visto il probabile ricorso in Cassazione, ci vorranno altri due o tre anni per chiudere una vicenda che, fatti salvi comprensibili risentimenti e legittime questioni di principio, appartiene al passato.

Quando il giudice relatore Maria Grazia Zattoni ieri mattina ha depositato la sentenza, la sorpresa è stata sincera. L'attesa era per la conferma del giudizio di primo grado e cioè che il licenziamento in sé era legittimo, ma non sussistevano le gravi carenze organizzative, né l'errata formulazione del piano operativo imputate a Miorelli dall'allora Trentino spa presieduta dall'assessore al turismo Tiziano Mellarini. Diversa la valutazione del giudice d'appello ed ora ci vorranno un paio di mesi per conoscerne le motivazioni.

Le reazioni, invece, già ci sono. «Sono convinto dell'illegittimità del licenziamento, ma fino alla lettura delle motivazioni, come certamente capirete, non ho altro da aggiungere. Solo allora potrò valutare l'eventuale ricorso in Cassazione», ha detto Miorelli senza celare la sorpresa. «Resta il fatto che siamo giunti a questo punto perché la società, per brevità diciamo la Provincia, non ha voluto accettare la mia rinuncia alla liquidazione purché facesse un gesto da cui risultasse chiaro che non si trattava di un licenziamento disciplinare, bensì per altre ragioni. La mia disponibilità, a costo zero per l'amministrazione e per i contribuenti, è stata ignorata. Ora per sdrammatizzare, ma con un po’ d'amarezza, ricorro al linguaggio sportivo: siamo pari, andiamo alla bella...».

Misurate anche le parole di Mellarini. «La sentenza conferma le decisioni prese dal cda (oltre all'assessore, ne facevano parte Marco Zanoni e Renato Franceschetti, ndr) nel quadro del riordino della promozione turistica. Sono naturalmente soddisfatto della sentenza, ma non è il caso di parlare né di vittorie, né di sconfitte».

Se i protagonisti di questa storia rifuggono dall'enfasi nell'attesa di capire perché il giudice ha rimescolato ragione e torto, c'è la curiosità di sapere cosa succede del bonifico di 296.598 euro versato nel giugno 2011 da Trentino Marketing sul conto corrente di Miorelli a titolo di indennizzo. «Per ora non si sa» è la risposta «ce lo diranno gli avvocati». Anche se, naturalmente, la prudenza ha consigliato Miorelli, ad ogni buon conto, di lasciare quella somma lì a riposare, sempre a disposizione. Si tratta dell'importo netto che spettava a Miorelli, al quale la società - conti fatti dal capo sindaco Eduino Gabrielli - ha dovuto aggiungere 200.065 euro per imposte ed oneri previdenziali, nonché 22.357 euro per spese legali: in tutto 519.020 euro.

La vicenda, di fatto una “normale” incompatibilità tra le indicazioni di un politico (Mellarini) e le regole operative di un manager (Miorelli) che poteva trovare soluzioni meno macchinose, dopo lunghe tensioni era scoppiata il 30 aprile 2008, giorno del licenziamento del direttore. Da allora è passato molto tempo e non se ne vede ancora la fine. Tralasciando per un istante la vicenda trentina e passando a questioni più generali, ci si può chiedere: è l'articolo 18 a dissuadere l'impresa o non sono piuttosto i tempi incalcolabili di un'amministrazione della giustizia che dopo quattro anni ancora non sa dire se un licenziamento per colpa è legittimo o no?

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