Stefano e la vocazione per la campagna e le mele 

Ciola, grazie a nonno e papà, ha ereditato la passione per la terra ed è divenuto  proprietario di un frutteto a 21 anni. «Ma qui tanti giovani sono agricoltori»


di Carlo Bridi


CALDONAZZO . Fin dalla tenera età, Stefano aveva già la sua vita professionale tracciata nei minimi particolari. Grazie al papà, ma soprattutto grazie a nonno Damiano, fin da piccolo, tutto il tempo libero dalla scuola lo passava in campagna: e così, un po’ per volta, la passione per la terra cresceva. Quando poi si è trattato di scegliere la scuola superiore non ha avuto dubbi sul fatto che la sua scuola sarebbe stato l’Istituto Agrario di San Michele. È il percorso compiuto da Stefano Ciola, che a 21 anni è diventato proprietario di un primo piccolo frutteto, che presto sarà nuovamente ampliato.

Ma quali le ragioni della sua scelta? «Innanzitutto quella di dare continuità a un’azienda frutticola di punta costruita con tanti sacrifici dal nonno e dal papà - ci dice - ma certamente anche la grande passione per la frutticoltura che mi ha portato a fare naturalmente questa scelta avvenuta già a 19 anni nel 2014, appena concluso il corso di studi all’Istituto Agrario». Nel marzo 2015 fa la domanda per il premio d’insediamento che gli è stato concesso già a settembre, cosa molto rara per i tempi della burocrazia provinciale. Con questo premio ha potuto dotare l’azienda di un carro semovente per la raccolta, che è servito oltre che per una maggiore resa del raccoglitore anche per una sua maggiore sicurezza. Ha poi acquistato un atomizzatore a basso impatto ambientale con tutti gli accorgimenti per essere anti deriva e ha realizzato un impianto di fertirrigazione che copre tre quarti dell’azienda.

Fra i progetti futuri c’è quello di rinnovare costantemente gli impianti con varietà più richieste dal mercato, visto che ad oggi il 50% della sua produzione è ancora a Golden D. Punta sulla Tessa, un incrocio fra Pink Lady e Gala che ha già provato con ottimi risultati in azienda. Certo, a 23 anni ci sono ancora molti sogni, il più importante è quello di veder retribuite meglio che negli ultimi anni le proprie mele. Visto che i costi di produzione sono in costante aumento e le rese negli ultimi anni sono state scarse. Ora, con l’accordo fra «La Trentina» – alla quale aderisce Cofav dove Stefano conferisce le proprie mele- e Melinda, le cose stanno cambiando. Dopo 4 anni dalla scelta di fare l’agricoltore è forse pentito? «Assolutamente no - risponde Stefano - la rifarei un milione di volte. La grande passione mi ha aiutato anche a superare le difficoltà che ogni intrapresa comporta e a vedere sempre in modo positivo le situazioni che si presentano».

La sua sensibilità sul fronte ambientale ha due obiettivi. Ridurre al massimo gli interventi senza compromettere la qualità del prodotto che deve essere sempre ottima.

«Ho pensato anche alla conversione dell’azienda in biologica, ma ho un problema di deriva, inoltre non è possibile trasformare parte dell’azienda perché le norme esistenti stabiliscono che tutta un’azienda deve essere biologica».

Stefano è molto impegnato nel sociale, ed è socio attivo del locale club 3p del quale il nonno Damiano è stato uno dei fondatori nel lontano 1959. «Poi è entrato il papà ora ci sono io». Ma è stato chiamato anche a far parte del consiglio direttivo della Coldiretti di Caldonazzo, una sezione molto importante per la connessione esistente in zona fra turismo e agricoltura. «Fra l’altro - spiega - a Caldonazzo siamo un bel gruppo di giovani impegnati a tempo pieno in agricoltura e fra di noi, grazie al club 3p del quale tutti facciamo parte, c’è una bella intesa». Damiano trova anche del tempo per praticare il suo sport preferito: il motocross.













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