Melinda, gli scontri interni e i retroscena 

Ecco come si è consumato lo strappo fra minoranza e maggioranza sulla vicepresidenza


di Carlo Bridi


TRENTO . Sembra impossibile ma anche le realtà più funzionali agli obiettivi che si erano date quando sono state costituite possono rischiare di scricchiolare quando le contrapposizioni arrivano a destabilizzare gli organi di governo. Purtroppo è quello che registriamo con Melinda che sta attraversando un momento non certo facile per ragioni sicuramente importanti ma non certo tali da mettere a repentaglio la gestione di un’organizzazione dalla quale dipende il reddito di oltre 4000 famiglie delle valli di Non e di Sole. In sintesi questa la storia: un gruppo di cooperative aderenti, 7 su 16, in occasione del recente rinnovo delle cariche sociali, ha legittimamente aspirato a cambiare dopo tre lustri i vertici, il vice presidente Ennio Magnani si è fatto da parte, mentre per la maggioranza, 9 cooperative su 16, non era il caso di cambiare la presidenza in mano a Michele Odorizzi che ha saputo guidare con mano ferma la Op sempre verso nuovi traguardi permettendole di superare senza particolari traumi anche i cambi di direzione generale. Ma democrazia vuole che, a fronte di una competizione democratica aldilà delle sfumature che peraltro non sembrano insignificanti di azioni che hanno tentato di cambiare le carte in tavola, la conferma alla presidenza dell’uscente Michele Odorizzi dovesse mettere una pietra sul passato e guardare avanti. Odorizzi, conscio che la gestione unitaria della Organizzazione dei produttori era molto importante aveva proposto subito la vice presidenza al suo competitor Francesco Cattani che l’ha rifiutata affermando che lui correva solo per la presidenza e non per la vice. Il Consiglio di martedì mattina doveva fare la scelta del vice: il gruppo di minoranza, cambiando la posizione, ha proposto per la vice presidenza Cattani, ma a quel punto considerato che nel frattempo i rapporti si erano ancor più sfilacciati, la maggioranza si è dichiarata contraria a votare quel nome, qualsiasi altro del gruppo dei sette, ma non Cattani. Vista l’insistenza dei sette che a sostegno della loro posizione hanno presentato anche un documento, nel quale si ribadiva la volontà di puntare su Cattani, e l’abbandono della seduta da parte degli stessi, dopo il diniego della maggioranza, i sette hanno abbandonato la seduta e la maggioranza ha rotto gli indugi ed ha nominato vice presidente il presidente di UniFrutta Nanno Stefano Menapace. Come si vede l’ennesima puntata di una storia che è andata a deteriorarsi proprio sull’aspetto più importante dei rapporti umani. La forza di Melinda è sempre stata quella della compattezza del proprio gruppo dirigente che ora sembra incrinarsi per aspetti che possono anche avere la loro importanza, ma che certo non sono tali da compromettere l’efficienza e l’immagine della Op che peraltro sul piano operativo è più che mai efficiente.













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