Marangoni chiude ad Anagni: 400 a casa

Il gruppo ha deciso di cessare la produzione di pneumatici nuovi. «C’è troppa concorrenza di gomme a basso costo»



TRENTO. Il Gruppo Marangoni ha deciso di cessare la produzione di pneumatici nuovi da vettura e trasporto leggero e come conseguenza c’è una pesantissima tegola che arriva per i 400 lavoratori di Anagni, in provincia di Frosinone: la chiusura totale dello stabilimento e il conseguente licenziamento di tutti i lavoratori. Per Marangoni si tratta del risultato di una «lunga e dolorosa valutazione, conseguenza diretta della crisi economica e finanziaria che l’impianto è costretto ad affrontare in maniera continuativa da diversi anni», viene detto in una nota.

«Nonostante gli ingenti investimenti di risorse finanziarie e tecniche profusi negli ultimi anni a sostegno della produzione e dell’occupazione - 34 milioni di euro dal 2005, oltre al ricorso a strumenti ordinari e straordinari di tutela del lavoro - lo stabilimento di Anagni non ha potuto contrastare la congiuntura di dinamiche strutturali e di mercato (tra cui la sempre più diffusa competizione di pneumatici a basso costo provenienti da paesi extra-europei) e macroeconomiche legate alla crisi globale (con un calo della domanda di pneumatici da vettura che nel 2012 ha toccato -13% a livello europeo e addirittura -26% a livello italiano) verificatasi negli ultimi anni», viene detto dal Gruppo.

La continuità delle consegne verrà assicurata dalla disponibilità di scorte e di forniture integrative.

A sostegno dei quattrocento dipendenti dello stabilimento di Anagni verranno attivati gli ammortizzatori sociali. Il Gruppo conferma inoltre «la piena disponibilità al confronto con gli enti e i soggetti competenti nella gestione di questo difficile momento».

Il Gruppo Marangoni ha dunque deciso di concentrare la sua attività primaria nei settori della ricostruzione di pneumatici e in quello dei macchinari e degli impianti per produrre pneumatici che rappresentano l’ 80% del volume d’ affari complessivo.

«Negli ultimi anni, il Gruppo si è andato sempre più radicando in mercati extra europei fra i quali il Nord America ed il Sud America migliorando la sua performance economica e riuscendo in tal modo ad arginare gli effetti della crisi», viene detto nella nota.

«Si tratta di un vero e proprio dramma sociale», commenta il Mario Cerruti della Filctem Cgil, «non possiamo che manifestare la solidarietà e la vicinanza alle maestranze coinvolte. Stimare le ricadute per lo stabilimento di Rovereto è assolutamente prematuro, perché le tipologie produttive sono completamente diverse. Certamente la situazione generale del gruppo ha risentito pesantemente della congiuntura economica ancora dal 2008».













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