La Provincia cede Mediocredito

Anche la Regione e Bolzano venderanno le quote pubbliche. Il progetto: corporate di Cassa Centrale


di Chiara Bert


TRENTO. È un’operazione che potrebbe valere fino a 90 milioni di euro quella decisa ieri dalla giunta provinciale (e nel pomeriggio dalla giunta regionale): i soggetti pubblici (le Province di Trento e Bolzano e la Regione, che detengono insieme il 52% del capitale societario, ciascuna il 17,2%) cederanno le proprie quote di Mediocredito. Serviranno alcuni mesi di lavoro per mettere a punto il bando di gara, che metterà sul mercato oltre la metà della banca, il cui patrimonio vale 180 milioni di euro, il triplo del capitale sociale di 60 milioni. Sarà una perizia a stabilire dove si colloca il prezzo di vendita, tenendo conto anche dell’esposizione debitoria dell’istituto di credito.

Ad aggiudicarsi le quote pubbliche sarà il miglior offerente, ma in pole position c’è naturalmente Cassa Centrale, la cassaforte delle Rurali trentine che proprio ieri a Milano ha annunciato di aver superato il miliardo di patrimonio previsto dalla legge di riordino delle Bcc per costituire un gruppo autonomo: numeri che ne fanno la settima banca italiana. Il progetto è quello di fare di Mediocredito la corporate bank del gruppo, un istituto a servizio del territorio e dello sviluppo delle medie imprese. In questo senso andranno i «paletti» del bando di gara. Poi sarà il mercato a decidere, e quindi non si esclude che altri gruppi nazionali (da Iccrea a Credem) possano presentare un’offerta.

«Ognuno deve fare il suo mestiere, tra gli scopi della Pubblica amministrazione non c’è quello di possedere banche, ma di mantenere le società partecipate al servizio di scopi ben precisi», ha sottolineato ieri il governatore Ugo Rossi presentando la decisione del suo esecutivo che si inserisce nella più ampia e attesa riorganizzazione delle società provinciali dettata dalla riforma Madia. «Il nostro obiettivo - ha spiegato - è quello di valorizzare economicamente la nostra partecipazione in Mediocredito, che risale al 1953, ma anche di avere garanzia sul fatto che l’istituto continuerà ad essere punto di riferimento per l’economia del territorio. Oggi Mediocredito ha un andamento in equilibrio ma è evidente che avrebbe necessità di una ricapitalizzazione».

Da Milano Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa Centrale, ha detto dire che il Gruppo è in attesa e ha mostrato stupore rispetto all’intesa tra le Province e la Regione su una fuoriuscita «progressiva» da Mediocredito: «Non conviene all’ente pubblico», ha commentato.

Sempre sul fronte del credito, ieri la giunta provinciale ha adottato anche altre decisioni.

Cassa del Trentino. La società finanziaria della Provincia dismetterà le partecipazioni non strategiche detenute in alcune società, prima fra tutte A22 (la quota è dell’1,7%, valore 25 milioni) dove le azioni saranno cedute alla Provincia (mano a mano che matureranno gli utili societari di Cassa che verranno riconosciuti alla Provincia attraverso la cessione, fino a concorrenza della propria partecipazione in A22) per fare di Autobrennero quella società in house necessaria per ottenere la nuova concessione. Le altre quote (minori) ad essere cedute riguardano Infrastrutture Cis, Terfin, Banca popolare etica, Istituto atesino di sviluppo (Isa), Paros, UnIT, cessioni che apriranno nuovi spazi al mercato. Entro gennaio 2018 (in ritardo sulla tabella di marcia fissata un anno fa) Trentino Riscossioni sarà incorporata in Cassa del Trentino dando vita al polo della liquidità.

Cassa Centrale Banca. Entro fine 2018 la Provincia cederà le azioni privilegiate di Cassa Centrale (il 4,96%).

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