La beffa: l’Austria raccoglie il nostro legno e ce lo rivende 

Il caso. Manodopera locale insufficiente e quindi arrivano le grandi aziende da oltre confine Il legname viene lavorato fuori e poi rimesso sul mercato: «Ma i prezzi sono più alti di prima»


Luca Petermaier


levico. Girando tra gli espositori di Levico capita di imbattersi in qualche artigiano che sorride un po’ meno degli altri. Sono quelli della filiera del legno che stanno vivendo una fase - diciamo - quantomeno paradossale: da un lato hanno i boschi trentini pieni di alberi caduti che non aspettano altro che essere raccolti. Dall’altro, però, manca la manodopera locale per farlo e dunque si vendono lotti a grandi imprese austriache che vengono in Trentino con i loro boscaioli, si portano via il legname, lo lavorano, lo marchiano e poi lo rimettono sul mercato trentino a prezzi più alti di quelli pagati finora.

La grande beffa

Sì, è una beffa. Bella e buona. E i tanti artigiani che lavorano nella filiera del legno ne sono consapevoli. È per questo che sorridono a denti stretti. Perché, alla fine, il prezzo del legname da usare nell’edilizia lo fa l’Austria che è il maggiore produttore visto che l’80% del legno trentino è destinato agli imballaggi.

Troppo legno per noi

Del resto, man mano che passavano le settimane, è risultato chiaro a tutti che il Trentino non avrebbe mai potuto essere autosufficiente nella raccolta e lavorazione di tutti gli alberi caduti in seguito alla tempesta Vaia di fine ottobre. Le nostre segherie sono in grado di tagliare 600-700 mila metri cubi di legname all’anno, mentre la tempesta ne ha tirati giù 3 milioni. Vuol dire che per smaltirli tutti ci vorrebbero cinque anni, troppo perché il legno mantenga un qualche pregio. Ecco perché si è deciso di consentire l’accesso alle nostre foreste anche a boscaioli da fuori provincia e dall’Austria, per velocizzare la raccolta. Una scelta solo in parte simile a quella fatta dall’Alto Adige che - al contrario - ha venduto quasi tutto il legname fuori provincia, indennizzando i privati danneggiati.

Aziende da fuori

Va anche aggiunto, per la verità, che alcune di queste imprese sono state fatte entrare da altre aziende locali, con contratti di subappalto, come spiega Paolo Sandri, presidente provinciale dei boscaioli: «È vero che l’Austria si sta portando via parte del legno, ma è anche vero che una parte gliela stiamo dando noi, specialmente il materiale un po’ fino che loro riescono a lavorare e noi no. Questo l’hanno capito anche le segherie trentine e fin qui non ci sono problemi. L’importante, però, è che l’ingresso delle aziende da fuori sia regolamentato dalla pubblica amministrazione. Chi si prende il nostro legno dovrebbe iscriversi all’albo delle imprese trentine e rimanere qui soltanto per un certo periodo e, soprattutto, portarsi via soltanto il materiale che noi non siamo in grado di raccogliere. Anch’io ho in subappalto delle aziende austriache però a loro lascio solo il legno che non si riesce a lavorare qui».

La fretta di vendere

Il problema è che questo non avviene in modo pianificato. E così gli austriaci si comprano i loro lotti da Comuni o da privati che hanno fretta di venderli, lavorano il legname in casa e poi ce lo rimettono sul mercato a prezzi maggiorati. Continua Sandri: «Faccio un esempio: nei giorni scorsi in Primiero un’azienda austriaca si è comprata 40 mila metri cubi di legname. Lo stesso sta succedendo in altre zone del Trentino. Questo non va bene: ci vuole una pianificazione sul legname che esce dal Trentino».

I rischi dei boscaioli

Questo è un altro tema delicato. Per raccogliere le quantità di legno cadute, i boscaioli trentini hanno dovuto fare grossi investimenti in macchinari, ma tra tre-quattro anni il legno sarà quasi tutto raccolto e il lavoro calerà, ma i mutui rimarranno. Come fare? «Dovremo rivedere le regole, tagliando più alberi nelle zone meno colpite. Finora il Trentino ha sempre tagliato troppo poco» - conclude Sandri.













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