«Furto di dati, il rischio zero non c’è»

Gianni Camisa è ad di Dedagroup, tra i gruppi colpiti da Wikileaks: «Ma non erano informazioni delicate»


di Rosario Fichera


TRENTO. Il recente furto, da parte di alcuni hacker, di circa un milione di email della società italiana “Hacking team”, specializzata nella produzione di software spia, poi pubblicati sul sito Wikileaks, ha riportato alla cronaca il tema della sicurezza informatica, dimostrando come questo problema legato a internet possa coinvolgerci molto da vicino, sia a livello di aziende, ma anche come privati. Nella grande mole di corrispondenza elettronica rubata e poi diffusa da Wikileaks figurano, infatti, i nomi di diverse imprese trentine, le quali comunque sembrerebbe che non abbiano avuto delle conseguenze dirette vista la non sensibilità delle informazioni pubblicate. Fatto sta che l’avvenimento rimane pur sempre grave, facendo capire come l’aspetto della sicurezza non debba essere assolutamente sottovalutato.

Ma non sempre avviene così. Ne abbiamo parlato con Gianni Camisa, amministratore delegato di Dedagroup ICT Network, gruppo nato in regione e diventato oggi uno dei più importamti player internazionali nel settore software e servizi IT (29 sedi operative nel mondo, 1.700 dipendenti, più di 200 milioni di fatturato annui di cui, nel 2015, il 15% prodotto dalle attività all’estero, tra cui gli Stati Uniti).

«Quando si parla di sicurezza informatica – spiegato al Trentino Gianni Camisa - rispetto a una volta sono cambiate due cose fondamentali: la prima è che, oggi, ogni organizzazione è esposta sulla rete, non esiste infatti business, attività o iniziativa personale che non abbia interazioni con internet, perché le aziende sono diventate degli ecosistemi e non sono più sistemi chiusi. Le stesse pubbliche amministrazioni sono ecosistemi, oggi infatti accediamo ai loro servizi tramite la rete; il secondo aspetto è che i sistemi informativi sono interconessi: quando noi accediamo, per esempio, allo sportello virtuale della nostra banca, in effetti non entriamo solo nel sistema della banca, ma anche a quello della carta di credito, del soggetto che ha erogato il mutuo, alla borsa italiana, in realtà quindi, quella che noi definiamo la rete è un sistema di reti sulle quali lasciamo centinaia se non migliaia di tracce ogni giorno. E questo vale anche per i privati quando si fanno acquisti on line o si interagisce con i social network. Pertanto ci troviamo di fronte a un mondo estremamente più aperto e più complesso da controllare».

E quindi più vulnerabile?

«Assolutamente sì, ma per fortuna con la vulnerabilità fa il paio una straordinaria evoluzione dei sistemi di controllo, di valutazione di rischio o di filtraggio e le due cose vanno di pari passo. Poi come abbiamo visto recentemente ogni tanto qualcuno fa un salto in avanti, ma poi viene subito ripreso».

Ma allora fino a che punto si può parlare di sicurezza dei sistemi informatici?

«Il tema vero è che tutti devono comprendere, così come avviene per analogia in montagna, che la sicurezza assoluta non esiste: per quanto uno sia preparato, tecnicamente molto bravo, abbia a disposizione gli strumenti di ultima generazione, il rischio è abbastanza implicito nell’attività. Il tema è esserne coscienti e affidarsi a soggetti che siano in grado di dare supporto, servizi, consulenza, strumenti di ultima generazione e soprattutto non sottovalutare il problema perché questa è la cosa più grave alla quale, a volte, noi assistiamo. Anche di fronte ad avvenimenti come quelli verificatesi recentemente, ci sono organizzazioni che reagiscono dicendo questa cosa non riguarda me e invece riguarda tutti quanti, anche le persone fisiche. Un’azienda, soprattutto quelle che si occupano di consumer, di dati sensibili, non può avere questo tipo di atteggiamento, innanzi tutto per motivi di responsabilità, dovendo dimostrare di avere preso tutte le misure organizzative, tecniche e dei processi, adeguati a minimizzare il rischio sulla sicurezza, ma anche per gli aspetti reputazionali, la cosiddetta reputazione in linea, quest’ultima una delle nuove frontiere del mondo molto ampio della sicurezza».

Un privato che precauzioni deve adottare quando utilizza la rete?

«Nell’utilizzo della rete da un punto di vista personale occorre un grande buon senso. Quando utilizziamo la rete noi siamo davanti al mondo: senza demonizzare la tecnologia, occorre ricordarsi che noi lasciamo tracce dappertutto, attenzione quindi alle password, a non concentrare tutte le proprie informazioni in un luogo, a non avere tutti i riferimenti di sicurezza su una stessa unità; prestare molta attenzione quando si fanno transazioni economiche, verificando che il sito sia effettivamente quello del soggetto dal quale si vuole comprare un bene o un servizio. Molta attenzione, quindi, non abbassando mai la guardia, così come quando si va in montagna, per evitare di scivolare anche sui punti più semplici».

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