Forti, l’informatico che ha scelto i campi

Ha lasciato il posto di lavoro a Firenze per l’azienda biologica della famiglia «L’ho fatto per passione e perché il rispetto dell’ambiente è il nostro futuro»


di Carlo Bridi


TRENTO. Nella nostra ricerca fra i giovani delle valli trentine che hanno scelto di fare l’imprenditore agricolo, non ci era mai capitato di incontrare un giovane laureato in scienze informatiche a Firenze. Parliamo di Riccardo Forti, che ha lasciato il posto di lavoro a Firenze in quanto lavorare in ufficio non era la sua passione, per inserirsi con il premio d’insediamento pari a 35 mila euro perché la sua è un’azienda biologica nell’azienda paterna a Romagnano. «Ho voluto provare per un anno - afferma - e mi sono trovato bene. Di qui la scelta definitiva, la mia è innanzi tutto una scelta di vita: dovevo scegliere se proseguire nel lavoro che avevo trovato a Firenze ancora prima di laurearmi o tornare in campagna».

«La scelta è stata per la campagna innanzitutto per la passione e poi perché ho visto che un certo modo di fare agricoltura nel rispetto dell’ambiente può avere un futuro», prosegue il dottor Forti. Certo, non ha voluto fare nessun passo falso: per questo sta completando il corso per giovani imprenditori agricoli delle 600 ore della Fondazione Mach, un corso sicuramente utile, ma che secondo Forti pecca di genericità. Lui auspicherebbe un ritmo più elevato anche se ammette che vi sono anche ragazzi molto giovani che lo frequentano. Anche sulla ricerca che si svolge alla Fondazione Mach, sulla base anche dell’esperienza paterna (il padre è stato per anni dirigente della Cia), è molto critico: «Considerato che la nostra è un’azienda biologica - afferma - rileviamo una certa arretratezza in questo campo da parte dei ricercatori della Fem».

L’azienda Forti, superando la monocoltura del melo assai diffusa nell’area a sud di Trento, da anni ha diversificato le produzioni: non a caso coltiva un ettaro di ortaggi che conferisce al Consorzio della Valle di Gresta ed un ettaro e mezzo di ciliegeto destinato ad aumentare, ma non solo, tutta la produzione biologica. Nulla è lasciato al caso anche nella fase produttiva: «Tutti i ciliegeti sono stati coperti da telo anti pioggia ed anti insetti, anche contro la drosophila suzukii abbiamo ottenuto un buon risultato con solo due catture», afferma Forti. «Quest’anno proveremo la rete monofila: ci è stata proposta una rete unica che nella parte superiore fa da antipioggia e nella parte bassa la protezione anti-insetti».

Un sogno nel cassetto c’è: «Arrivare ad un impegno diretto nel mondo del sociale, con un’attività che veda coinvolta la mia azienda in una fase di recupero per situazioni difficili come ex drogati ex carcerati». Questo non capita per caso, la sua ragazza Fabiola lavora nel mondo della disabilità. Ci pare che non debba passare inosservata questa sensibilità che per il giovane informatico è considerata come una scelta di vita. Ma è una scelta di vita anche quella di un rapporto soft con l’ambiente: «I trattamenti vengono fatti in modo molto selettivo e solamente quando non se ne può fare a meno, lavorando molto di più sulla meccanica e meno sulla chimica, ma anche puntando alla copertura con rete monofila anti pioggia sia sui ciliegi che sui meli per ridurre l’inoculo», afferma Riccardo. «Ormai oltre il 50% dell’azienda è coperto e stiamo celermente lavorando per coprire anche il resto».

Chiediamo a questo punto se consiglierebbe ad un altro giovane di fare la scelta di imprenditore agricolo. La risposta è articolata. «Sì, solamente se c’è dietro un’azienda», afferma. «Diversamente partire da zero con i costi dei terreni da noi è praticamente impossibile, ma non solo ci vuole passione e competenza, oggi non si possono fare errori».













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