Daverio al convegno Apot: «Fate i “Chateaux” delle mele» 

Tanto interesse ieri al teatro Sociale per l’ultimo atto del progetto «Trentino  Frutticolo Sostenibile». Fugatti: fondamentale il ruolo della ricerca


di Carlo Bridi


TRENTO. Il terzo atto del progetto «Trentino Frutticolo Sostenibile», si è celebrato ieri pomeriggio nel teatro storico di Trento, il Sociale, un luogo scelto per dare la testimonianza di apertura del mondo frutticolo al mondo dei consumatori. Un incontro che nelle intenzioni degli organizzatori era rivolto prioritariamente ai consumatori per spiegare loro, con dati puntuali, i risultati dell’impegno dei frutticoltori nella produzione di mele sempre più buone, ma anche sempre più salubri. Ma quest’anno si è scelto una variabile, con la trattazione del tema: “L’altra metà della mela, spicchi di economia, arte e territorio”.

Molti i presenti, probabilmente attratti anche dalla presenza di Philipe Daverio, storico dell’arte, docente e saggista che da grande istrione quale sa essere anche in tv, ha parlato al lungo fra il serio e il faceto riuscendo però a dare alcuni messaggi molto interessanti sul fronte della promozione della mela con numerosi riferimenti all’arte ma anche al Concilio di Trento. «I francesi hanno i “Chateaux” dei loro vini, voi avete gli splendidi castelli e potreste avere i “Chateaux” delle mele» - ha detto.

L’obiettivo del convegno - hanno spiegato gli organizzatori dell’Apot - era quello di valorizzare anche il ricco patrimonio culturale, oltre che quello economico e sociale del sistema frutticolo trentino. Ne è emerso un quadro che evidenzia come la mela sia un prodotto fortemente identitario non solo in Valle di Non, ma anche nel resto del Trentino. Ma Apot con questo incontro rivolto ai consumatori punta a dare risposte chiare sul tema della sostenibilità ambientale e sociale della frutticoltura trentina, oltre che economica del comparto.

Ma perché l’arte? Ha risposto Alessandro Dalpiaz direttore della associazione: «Crediamo che la storia e l’arte possano essere viste come componenti partecipative del tessuto sociale, culturale ed economico del territorio, con una valenza potenziale fortissima, specialmente se vista in prospettiva futura per la competitività del sistema produttivo».

Ma una frutticoltura sostenibile ha bisogno che ci sia a monte una ricerca, una formazione permanente degli agricoltori all’interno del sistema cooperativo che riesca a valorizzare la qualità, «per questo, noi crediamo molto al ruolo fondamentale della ricerca e della formazione degli agricoltori» - ha affermato il presidente della Giunta Provinciale Maurizio Fugatti presente con il suo vice Mario Tonina e con l’assessore all’agricoltura Giulia Zanotelli.

Il comparto frutticolo ha ricordato Dalpiaz, è una delle realtà economiche più importanti: 7700 aziende, 9600 addetti che coltivano poco meno di 10 mila ettari di frutteti, che nel 2018 hanno dato una produzione record di oltre 5.600 mila quintali di ottime mele che nel 2018 hanno dato un fatturato di 400 milioni, pur essendo un anno difficile con la produzione del 2017 decimata. «La nostra sfida - ha affermato il presidente di FEM, Andrea Segrè - è quella di assicurare al consumatore delle mele di alta qualità compresa anche la salubrità, ma con grande attenzione alla sostenibilità economica oltre che ambientale e sociale. Certo, il Trentino è più avanti di tutti sulla realizzazione dell’economia circolare dove nulla si butta nulla si distrugge».













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