Cottarelli: ora tagliare le imposte sul lavoro

L’ex commissario: «Spesa, troppi 5 corpi di polizia. Ma non si risparmi su scuola e cultura». Diritti acquisiti? «Guardiamo i contributi versati»



TRENTO. Era l’ospite più atteso di ieri al Festival dell’Economia, perché in mezzo a tanti professori che espongono le loro teorie (macro o micro che siano) è l’uomo che ha cercato di proporre con concretezza una ricetta fatta di tagli del superfluo per rimettere a posto i conti del disastrato bilancio italiano. Carlo Cottarelli, mister «spending review», non ha deluso le attese tanto che sono stati parecchi gli “scoiattolini” rimasti fuori da una Biblioteca comunale stracolma di interessati arrivati per ascoltare le sue parole.

Cottarelli, commissario alla spending review nominato dal Governo Letta (e rimesso in naftalina da Renzi pochi mesi dopo il suo arrivo al governo), ha messo in un libro la sua «La lista della spesa» (così il titolo della sua fatica editoriale) elencando le numerose inefficienze della Pubblica Amministrazione e cercando di suggerisce dove risparmiare. Dai commessi dei ministeri agli agenti che guidano le autoblu, fino all’illuminazione pubblica («Sulla Roma-Fiumicino - ha scherzato ieri - si può andare a fari spenti visto che ci sono lampioni ogni 50 metri).

Risparmiare sulla spesa pubblica è operazione difficile. Molto difficile. E spesso la politica dei tagli lineari è l’unica via possibile.

Introdotto dall’economista e senatore del Pd Paolo Guerrieri, Cottarelli ha passato in rassegna i cinque grandi temi che compongono il libro, che parte dalla constatazione della scarsa conoscenza della macchina pubblica, con molte leggende metropolitane che circolano spesso senza controllo, alla complessità della macchina dello Stato, alle differenze tra le regioni, alla esigenza di razionalizzazione fino ai tanti piccoli privilegi da superare, che vanno dalle auto blu ai costi della politica.

«Ci sono costi diretti e indiretti - ha affermato l’ex commissario, che ora è tornato al Fondo Monetario a rappresentare l’Italia - ed ho trovato qualche reticenza sull’opportunità di contenere le spese. Il costo della politica è il doppio della Germania, gli stipendi dei dirigenti sono più alti che in Germania o Regno Unito, e il capitalismo delle amministrazioni locali che gestiscono diecimila partecipate ha portato spesso conti altissimi per lo Stato». «È una leggenda metropolitana - ha chiarito - che i costi della politica abbiano creato il debito pubblico alto che abbiamo, perché si tratta di 5 miliardi su 720 miliardi di spesa primaria. Il problema non è quantitativo, ma si tratta di costi insopportabili perché anche se sono piccoli sprechi riguardano privilegi che non dovrebbero esserci». «Ma ho fiducia - ha proseguito l’ex commissario - che il lavoro fatto sia servito a qualcosa. Dal 2009 la spesa pubblica è scesa del 10%, e dal 2014 è stata ridotta di 8 miliardi. Anche sui costi standard la legge recepisce le mie proposte. Nel 2015 il 20% delle risorse distribuite ai Comuni utilizzano il criterio dei costi standard».

Si può fare di più, certo. Il libro elenca tante aree di miglioramento. I ministeri sono presenti in tutte le regioni, e impiegano personale non sempre necessario. In ogni corridoio c’è un commesso, e i corridoi sono tanti. Si possono anche razionalizzare gli spazi.

La strada dell’efficienza è lunga, e riguarda tutti i settori: cinque corpi di polizia sono probabilmente troppi. La spesa per la sanità è leggermente diminuita, quella per le pensioni aumentata: c'è una distinzione importante da fare, secondo Cottarelli, «non tanto sui diritti acquisiti ma su come sono stati acquisiti», «è importante andare a vedere i contributi effettivamente versati, poi la scelta è politica». Per Cottarelli non va invece tagliata la spesa per istruzione e cultura, «che in Italia non è troppo elevata, ed è per questo che sono aree su cui non abbiamo fatto proposte di risparmi», sono spese da preservare perché si tratta di investimenti che nel medio periodo «hanno effetti positivi per la crescita». Diverso il caso delle spese per la difesa, sulle quali l'ex commissario aveva stimato «possibili risparmi per 2,5-3 miliardi. Ora è in corso una riforma della difesa - ha detto - ma a risparmi zero perché si riducono le spese per il personale ma se ne aumentano altre». Cottarelli ha giudicato «una buona scelta quella di destinare i risparmi di spesa del 2015 al finanziamento degli ammortizzatori sociali». «I prossimi - ha esortato siano utilizzati per ridurre le tasse». «Per avvicinare l'Italia agli altri Paesi avanzati, in particolare le tasse sul lavoro andrebbero ridotte di circa 2 punti di Pil». Con il taglio dell'Irap si sono fatti interventi per lo 0,6%, «siamo circa a un terzo di strada».

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