Cantina Aldeno, c’è il primo vino vegano

Il direttore Weber: «Quest’anno abbiamo prodotto quindicimila bottiglie, sono state tutte vendute subito»


di Carlo Bridi


ALDENO. La “Cantina Aldeno”, una cantina sociale con 408 soci, e una produzione annua intorno ai 40 mila quintali d’uva, è la prima produttrice di vino vegano certificato. «Un vino che si trova ad avere tre certificazioni», spiega soddisfatto il direttore Walter Weber, «quella della Doc, quella biologica e da gennaio quella vegana». Quest’ultima è stata rilasciata dall’Icea di Bologna dopo un lungo iter procedurale che ha portato gli ispettori a verificare e codificare ogni passaggio del vino dall’uva fino alla bottiglia. «Ne è nato un disciplinare molto preciso che ha portato all’eliminazione di ogni sostanza che sia di origine animale nella lavorazione del vino come poteva essere la gelatina di origine animale, un prodotto», precisa Weber, «che nostre donne usano in cucina». Certo, si parte già da un prodotto biologico in quanto la Cantina Aldeno sta incoraggiando la propria base sociale alla trasformazione da coltivazione tradizionale in biologica, lo fa anche assicurando un 5% in più del prezzo per l’uva conferita dai soci se prodotta biologicamente. Ad oggi una percentuale fra l’otto e il dieci percento delle uve dei soci sono certificate biologiche o sono in fase di trasformazione e il numero è in costante aumento.

Ma qual è stata l’accoglienza del vino vegano sul mercato? «Premesso che per questo primo anno parliamo di 15 mila bottiglie», precisa il direttore, «è stata un’accoglienza molto migliore di quella prevista, al punto che ad oggi tutto il vino vegano della nostra cantina è già venduto fino al 2016». Ma quali sono i tipi di vino certificato vegano? «Sono tutti i migliori vini della nostra cantina, dallo Chardonnay, al Gewurztraminer, dal Pinot Nero al Cabernet. Quest’ultimo si sta imbottigliando proprio in questi giorni ed è già tutto venduto». I prezzi? La cassa da sei bottiglie di Pinot Nero costa 58 euro.

«Il disciplinare voluto da Icea è molto preciso, gli ispettori hanno voluto anche il cambio dell’etichetta abbiamo dovuto far sparire dalle stesse ogni riferimento ad abbinamenti a carni e formaggi dei vari vini che avevamo in etichetta», precisa il direttore.

Ma come è venuta l’idea di tentare la strada del vino vegano? «Siamo partiti dal fatto che il nostro presidente Alessandro Bertagnolli è un vegano, anche se non di stretta osservanza, quindi volevamo capire se era possibile fare un vino per questa categoria di persone ed il risultato è stato ottimo da ogni punto di vista tecnico, il vino è di buona qualità, ed è molto apprezzato dal punto di vista commerciale. Va precisato che siamo partiti da una base già selettiva del vino biologico, e quindi si trattava di fare l’ultimo passo. Ma non intendiamo fermarci qui», prosegue Weber, «vogliamo fare anche dei vini senza solfiti con dei protocolli biologici».

La strada imboccata da questa cantina non molto grande sotto l’attenta regia del presidente Bertagnolli, ha portato la società a liquidare l’ultimo anno un prezzo medio di circa 85 euro a quintale per l’uva conferita dai soci nel 2012, mentre dalla vendemmia record del 2013 (45 mila quintali d’uva), ha portato ad incantinare 34 mila ettolitri di vino di ottima qualità.

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