A22, soci pronti a ricorrere contro lo Stato 

La trattativa per il rinnovo è ingarbugliata, se la situazione non dovesse sbloccarsi rimarrebbe solo l’ipotesi della gara



TRENTO. Sembra ingarbugliarsi ogni giorno di più la matassa del rinnovo della concessione dell’A22. E all’orizzonte si profila il ricorso dei 16 soci al Tar del Lazio contro la delibera del Cipe che pretenderebbe la restituzione allo Stato degli utili conseguiti dalla società di via Berlino dal 2014 ad oggi. Del fatto che Roma, il ministero di Danilo Toninelli (M5s), sembra fare orecchi da mercante rispetto alle richieste dei soci, ne è convinto il governatore trentino Maurizio Fugatti: «Se non ci saranno chiarimenti sulla futura governance e sugli investimenti non ci faremo problemi nel ricorrere contro il governo, anche se ne fa parte la Lega» osservava ieri.

La parte ufficiale degli incontri di ieri offriva ancora un margine, sempre più risicato, alla trattativa. Di fatto i 16 soci pubblici hanno accolto le proposte avanzate dal presidente della Regione, Arno Kompatscher, affidandogli il mandato di continuare a trattare con i ministeri competenti per il rilascio della concessione di A22, mantenendo ferme le richieste avanzate negli ultimi mesi. «Gli impegni presi a voce e anche messi a verbale nella seduta del Cipe del 28 novembre - ha spiegato Kompatscher - non trovano rispondenza nel successivo parere del comitato, per questo dobbiamo chiedere a tutti gli organi competenti che vengano accolte le richieste formulate con le lettere precedenti». I soci richiedono l'apertura di un tavolo tecnico nel quale possano essere ridiscusse le disposizioni inserite nel parere del Comitato interministeriale che ha fatto proprie le indicazioni dell'Autorità di regolazione dei trasporti e del Nucleo di valutazione per la regolazione dei servizi pubblici. «Ci sono anche forti dubbi sulla bancabilità del piano economico e finanziario», ha precisato Kompatscher. Dopo aver effettuato i necessari approfondimenti giuridici, secondo il presidente «non è accettabile» la prospettata richiesta di restituzione allo Stato degli utili conseguiti dalla società dal 2014 ad oggi. Quanto previsto dal Comitato interministeriale di programmazione economica, oltre a non avere un fondamento giuridico, avrebbe conseguenze negative sul patrimonio societario ed anche sui bilanci delle amministrazioni pubbliche. Per proseguire nella trattativa i soci pubblici pongono alcune condizioni ineludibili. «In sintesi - dice Kompatscher - chiediamo che l'accordo di cooperazione con il ministero preveda il mantenimento del piano trentennale di investimenti da 4,1 miliardi di euro, compresi gli 800 milioni per la viabilità dei territori». Per quanto riguarda la governance, i soci chiedono inoltre che venga condivisa la scelta del presidente del comitato di indirizzo.

(g.t.)













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