Il Festival di Cannes 

Tra Elton John e Almodovar

cannes. In inglese si chiamano biopics: sono film biografici che raccontano la vita delle celebrità, e perlopiù hanno il merito, almeno per chi li finanzia, di piacere al pubblico e ripagare...


Leonardo Gandini


cannes. In inglese si chiamano biopics: sono film biografici che raccontano la vita delle celebrità, e perlopiù hanno il merito, almeno per chi li finanzia, di piacere al pubblico e ripagare ampiamente i costi di produzione. I recenti, ottimi esiti commerciali di “Bohemian Raphsody”, sulla carriera dei Queen, hanno convinto Hollywood che oggi il filone è redditizio soprattutto quando ad essere raccontata è la carriera non di un divo qualsiasi, ma di una rockstar: da qui la scelta della Paramount di produrre un film su Elton John, Rocket Man, presentato a Cannes in anteprima mondiale. Del biopic sull’artista maledetto il film ha tutti I clichés: il talento precoce, il ruolo decisivo del mentore, qui nella forma di un lungimirante discografico, la difficoltà nel gestire il successo, gli amori infelici, la solitudine, l’attrazione letale per le droghe e gli alcolici. Schema dunque risaputo, dal quale tuttavia Rocket Man si riscatta in virtù del forte impatto visivo dei numeri musicali, segnati dalla stessa estetica dell’eccesso, spudorata nei colori e impavida nel cattivo gusto, che ha sempre caratterizzato l’immagine pubblica di Elton John.

All’indietro si volge anche il nuovo film di Pedro Almodovar, Dolor y Gloria, sia pure da una prospettiva completamente diversa. Qui il passato è quello del protagonista, anziano regista pieno di acciacchi e di rimpianti per gli amori della sua vita, che, complice una carriera luminosa e turbinosa, non ha saputo tenere vicini a sè. Cineasta di passioni estreme e amori travolgenti, Almodovar questa volta firma un film molto diverso, struggente e malinconico, crepuscolare e decadente, che guarda alla stagione degli amori e delle speranze dalla prospettiva di chi si è ormai lasciato alle spalle gli uni e le altre. Segnato dall’ eleganza con cui la storia si muove avanti e indietro nel tempo, Dolor y Gloria alterna il presente del personaggio, costantemente intorpidito dai farmaci, ad un passato scandito dalla presenza di persone prima amate e poi smarrite. Un film sulla vecchiaia, raccontata sul piano fisico nei tanti dettagli sulla malattia, e sul piano emotivo nell’impellenza del protagonista di ricongiungersi al passato, recuperando episodi e figure che solo a distanza possono essere messi propriamente a fuoco. Non per caso al centro di Dolor Y Gloria c’è un cineasta, colto in principio in una fase di stallo creativo e alla fine, nello splendido epilogo, di nuovo attivo sul set. Perchè il film vuole anche essere un omaggio, affettuoso e consapevole, al cinema come luogo di metabolizzazione dei propri ricordi.













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