Martino Martini L’uomo del dialogo

Dal 15 al 17 ottobre convegno per celebrare i 400 anni dalla nascita del sinologo A Palazzo Geremia studiosi italiani e tedeschi a confronto


di Piergiorgio Cattani


di Piergiorgio Cattani

«A quindici anni decisi di apprendere». Questa frase, attribuita al grande saggio cinese Confucio, descrive in tono lapidario l’anelito umano alla conoscenza, alla scoperta del mondo.

Cominciare ad apprendere, cercare un maestro. Continuare in questa ricerca anche da soli, per tutta la vita. Probabilmente sono queste le aspirazioni che hanno spinto Martino Martini a studiare dai gesuiti, a partire per le Indie Orientali, a “misurare” la Cina per poi descriverla nel suo celebre Atlas Sinensis, a trasmettere le sue scoperte agli intellettuali europei, a solcare gli oceani in una instancabile opera missionaria.

Martino Martini nasce a Trento il 20 settembre di 400 anni fa, nel 1614, da una famiglia di commercianti, nel settore tedesco della città (attuale rione di San Pietro). Aveva undici anni quando i gesuiti aprirono una scuola ginnasiale a Trento nel 1625: per lui bastava percorrere la “Via Longa” per raggiungere in pochi passi questo prestigioso Istituto culturale. Martini e i gesuiti, quasi un destino.

La Compagnia di Gesù interpretava meglio di ogni altro Ordine religioso il carattere peculiare del momento storico: i giovani accorrevano entusiasti entro quella che mostrava di essere una struttura centralizzata, di stampo monarchico, efficacemente organizzata, di grande rinomanza sul piano culturale e di rigore ascetico. Non è possibile indicare con certezza quale ragione abbia indotto Martini a diventare gesuita; di certo assorbì in pieno lo spirito dell’Ordine e ne condivise intimamente la convinzione della necessità di accostarsi alla cultura cinese con rispetto.

Così, a 18 anni, il giovane studente lasciò per sempre la sua città natale andando a Roma per iniziare il noviziato. Dopo due anni si iscrisse al Collegio Romano, forse la più prestigiosa “università” d’Italia. Lo studio però non gli bastava, era propedeutico a qualcos’altro. A partire per la Cina.

Martino Martini è ancora poco conosciuto a Trento, benchè il Centro studi a lui intitolato, attivo dal 1997, continui con convegni, mostre, pubblicazioni, nell’opera di divulgazione della figura e dell’opera del gesuita trentino. Martini inaugura una grande stagione del Seicento trentino collegata all’attività dei gesuiti in città: dopo di lui uscirono dallo stesso collegio Eusebio Chini e Andrea Pozzo, il missionario delle Americhe e il grande pittore barocco. Chini si presentava come “cugino” di Martini, circostanza smentita dai documenti, segno però della fama che godeva il grande geografo.

Una fama diffusa in tutta Europa. Nel 1651, dopo nove anni di permanenza in Cina, Martini è richiamato dai gesuiti a Roma. Deve difendere in Vaticano la Compagnia di Gesù e il suo metodo di evangelizzazione. Il viaggio è tumultuoso, come sempre. Resta per un anno nelle Filippine in attesa di una nave. Poi altri otto mesi a Batavia, nell’odierna Indonesia, “prigioniero” degli olandesi che volevano sapere da lui cosa stesse succedendo in Cina.

Settembre 1652: finalmente in Europa. Nei mesi di viaggio sistema le sue opere. Martini non riusciva a stare fermo neppure su una nave. Sbarca prima in Norvegia, poi scende in Germania e nelle Fiandre. Lo attendevano illustri studiosi europei, ansiosi di avere da lui notizie sulla storia, la geografia, la filosofia e soprattutto la lingua cinese.

Con grande “fiuto editoriale”, Martini pubblica le opere che potevano avere un rilievo strategico (cioè la De Bello Tartarico Historia e il Novus Atlas Sinensis), rispettivamente ad Anversa e ad Amsterdam, la vecchia e la nuova capitale della “economia-mondo” di quegli anni, senza curarsi di avere editori non cattolici. Nei mesi e negli anni successivi, praticamente per tutto il XVII secolo, le opere di Martini, verranno tradotte in numerose lingue europee (latino, tedesco, italiano, spagnolo, francese, inglese, olandese, svedese, danese), offrendo notizie di prima mano su paesi così lontani, ma che allo stesso tempo suscitavano interesse dal punto di vista culturale, ma pure commerciale.

Martini dunque, nato in una città metà tedesca e metà italiana, è davvero un intellettuale di statura europea che vale la pena conoscere in maniera approfondita.

In questo mese di ottobre molte sono le iniziative, promosse dal Centro studi Martino Martini, per celebrare il 400 esimo anniversario della nascita dell’illustre trentino.

In particolare è in programma un convegno internazionale promosso insieme con il Stiftungslehrstuhl für Missionswissenschaft dell’università di Würzburg e sostenuto dal DAAD, l’organismo del governo federale tedesco per promuovere eventi culturali.

Il convegno, in programma a Trento da mercoledì 15 ottobre a venerdì 17 ottobre, intitolato “Martino Martini uomo di dialogo. Le sue opere sulla Cina nella cultura tedesca e italiana”, richiamerà in città i maggiori studiosi martiniani e i principali sinologi europei. Si comincia il 15 ottobre alle ore 17 presso la sala Falconetto di Palazzo Geremia con le prolusioni introduttive del professor Federico Masini della Sapienza di Roma e del professor Noel Golvers dell’università di Lovanio.

In occasione del convegno verrà presentato il nuovo numero della rivista “Sulla Via del Catai” intitolato “La Generazione dei Giganti II”. Dopo la pubblicazione di tre anni fa riguardante alcuni gesuiti di spicco del Seicento, denominati “Giganti” per la loro opera pioneristica, questo volume è dedicato ad alcune figure poco conosciute di missionari in Cina, ma che segnarono profondamente i rapporti scientifici, religiosi, artistici, letterari e politici tra l’Europa e il Celeste Impero, a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo.

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