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Johnny Marr si racconta: che nostalgia, cinquantenni!

Bella l'autobiografia del chitarrista degli Smiths: un tuffo nel clima degli anni Ottanta


Maurizio Di Giangiacomo


LEVICO TERME. L'ho visto nella vetrinetta di Lisa (La Piccola Libreria di Levico Terme) e sono rimasto folgorato. Folgorato come quando, una trentina di anni prima, l'amico Andrea Rizza mi regalò la mia prima musicassetta degli Smiths. Era bravo a registrarle ma anche ad arricchire quelle piccole copertine di cartoncino, Andrea. E io rimasi stregato al primo ascolto. La voce di Morrissey e la chitarra di Johnny Marr, ma anche il basso di Andy Rourke e la batteria di Mike Joyce. Li ascoltavo leggendo Oscar Wilde, sognando la Gran Bretagna. Vivevo a Bolzano, in piazza Matteotti: pochi soldi, orizzonti ristretti, una puntata in centro storico da Holler mi sembrava un'esperienza favolosa, la prospettiva d'iscrivermi all'università di Bologna un'avventura. 

Erano gli anni più felici della mia vita, e non lo sapevo. Poi è arrivato il giornalismo, prima passione e poi professione, trent'anni dopo. La musica è praticamente sparita dai miei interessi. L'ho riscoperta attraverso YouTube, che poi è il gioco che, assieme agli amici, facevamo quando ci trovavamo a casa mia: mettere un disco dietro l'altro, con l'algoritmo dei gusti personali, dei ricordi di qualche concerto, di serate indimenticabili. Adesso ci pensa l'algoritmo quello vero, che sa tutto (o quasi). Gli Smiths occupano comunque un posto importante nella mia cronologia di YouTube. E quando ho visto Set the Boy Free. L'autobiografia di Johnny Marr (Big Sur, 438 pagine, 22 euro) in vetrina da Lisa non ho resistito. E ho fatto benissimo.

Sospettavo che mi avrebbe riportato alla mente, agli occhi, alla bocca il gusto di quegli anni, le voci degli amici che vedo sempre più raramente, l'odore di locali fumosi, i suoni di notti senza freni. L'ho letto con lo smartphone in mano, scandendo la genesi, la crescita e la dissoluzione del gruppo rock al quale sono più appassionato con i video delle loro canzoni. Temevo che il resto, quello che Johnny racconta della sua carriera negli altri gruppi (Talking Heads, Electronic, Modest Mouse, Cribs) e quella da solista non mi sarebbe interessato e invece mi sbagliavo, perché Johnny è un cinquantenne come noi: è partito dalla sua piazza Matteotti a Manchester, ha percorso una strada lastricata di successi ma anche di tante difficoltà - quelle della vita, la vita di tutti - ed oggi è ancora un artista, ma anche uno sportivo, un marito, un padre, un uomo responsabile. Quasi normale.

Twitter: @mauridigiangiac

 

 













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