Fai, Bolzano e Trento insieme con i gruppi giovanili

Comune percorso di conoscenza sui monumenti storici a nord e a sud di Salorno La responsabile trentina Galligioni: «Un modo per sentirsi responsabili»


di Maddalena Di Tolla Deflorian


TRENTO. Oggi passeggiando nella centrale via Roma a Trento a pochi verrebbe in mente che proprio in uno dei suoi palazzi si coltivò una parte importante di uno dei casi più gravi di calunnia sociale e bugia collettiva della nostra storia. A ricordare quella terribile vicenda di pregiudizio, cittadinanza negata, persecuzione, di molti secoli addietro, dandole senso attuale, ci soccorre l’attività dei due gruppi giovani del Fai (Fondo Ambiente Italiano) del Trentino e dell’Alto Adige. Il Fai conta migliaia di soci in regione, festeggia con successo ogni anno nelle Giornate di Primavera l’apertura di monumenti ed edifici. La novità recente è che i due gruppi giovanili di Trento e Bolzano hanno avviato un comune percorso di conoscenza e riflessione sui monumenti storici, per promuovere la capacità critica, attrezzando nuovi cittadini per dare risposte a pregiudizi e ignoranza. Joseph Tassone, guida entusiasta, molto preparato, spiega «Lavoriamo per la capacità di curare la memoria, per il perpetuarsi della consapevolezza». Giulia Galligioni, che guida il gruppo giovanile trentino, dice «Stiamo cercando di portare cultura ai giovani, di avvicinarli al territorio, alla storia. È un modo per sentirsi responsabili della contemporaneità. Entra in campo anche il tema delle minoranze».

Così, parlando con queste persone animate dalla convinzione che la cultura dia senso alla cittadinanza, si riscoprono segreti, luoghi, domande che illuminano il nostro presente. I due gruppi del Fai hanno di recente ripercorso insieme le memorie ebraiche nei due rispettivi territori, a Trento dunque la terribile vicenda del Simonino, che tanto dice del nostro contemporaneo. Proprio a Palazzo Salvadori, in via Roma, si consumò un epilogo simbolico forte: la trasformazione coatta di una sinagoga ebraica, per decisione del vescovo, in una cappella cattolica. Con tale simbolo si suggellava, con un esproprio imposto a persona tortura e condannata innocente, l’affermazione della religione dominante su quella reietta. In quel palazzo con sinagoga viveva nel quindicesimo secolo un agiato ebreo, che ritrovò il cadavere del piccolo Simonino, in seguito come noto beatificato senza fondamento con un culto locale mai ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa di Roma. Oggi quasi nessuno ricorda che là vi era una sinagoga. Oggi quasi nessuno ricorda che quella vicenda portò in Trentino una delle prime raffinatissime forme di fake-news, di potente mistificazione del vero.

«Le prime xilografie arrivarono in Trentino per mano del potere religioso per raccontare il mai avvenuto martirio del Simonino, per confermare pregiudizi contro gli ebrei» spiega Alessandra Campestrini, guida del Fai. Un precoce e tragico uso, insomma, di uso strumentale della stampa. «Quando il contesto sociale non è limpido – commenta Joseph – spuntano accuse alimentate da consolidati pregiudizi».

Valentina Failo, responsabile gruppo giovani di Bolzano, commenta: «Non si è cittadini se non ci si impegna a capire. È un investimento nella fiducia». Investendo sul futuro, per l’ inclusione sociale, il Fai ha lanciato un’ iniziativa duplice, che fa incontrare generazioni e lingue diverse: forma giovani ciceroni-studenti e adulti ciceroni-stranieri. I secondi nella loro lingua restituiscono ad altri nuovi italiani il senso del luoghi. «È una forma inclusiva di identità locale» commenta Leonardo Debiasi, responsabile senior provinciale dell’associazione. Quali edifici e monumenti costituiscono oggi le sfide della memoria? «Il Doss Trento, ad esempio, - risponde Debiasi - o gli edifici di stampo razionalista a Trento e Bolzano, che non sono riducibili a mera espressione del fascismo».













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