ARTE»FINESTRE SUL CONTEMPORANEO

“Dopo anni di lavoro segreto e in gran parte distrutto, sono giunto alla conclusione che le ragioni della pittura sono antiche e irrinunciabili e che posso definirmi pittore solo esprimendomi con il...


di Maria Viveros


“Dopo anni di lavoro segreto e in gran parte distrutto, sono giunto alla conclusione che le ragioni della pittura sono antiche e irrinunciabili e che posso definirmi pittore solo esprimendomi con il colore”. Risale agli anni Sessanta la consapevolezza dell’imprescindibilità della pittura come mezzo espressivo della ricerca di Claudio Verna, artista abruzzese, nato nel 1937 a Guardiagrele (Chieti), a cui il Mag di Riva del Garda dedica la personale “Claudio Verna. Colore come assoluto”. Nel 2010 è stato pubblicato il catalogo ragionato della suo lavoro, promosso dalla Fondazione Vaf, la cui collezione annovera un nucleo importante di opere dell’artista, presenti al Mart come deposito a lungo termine. Tali opere consentono un’indagine completa della ricerca di Verna incentrata sull’esplorazione delle infinite possibilità del colore La mostra, visitabile fino al prossimo 10 giugno, rientra nel progetto “Finestre sul contemporaneo” curato da Daniela Ferrari e portato avanti dal Mag in collaborazione con il Mart di Rovereto, articolato in periodici momenti di studio, riflessione e confronto fra esperienze di artisti che hanno lavorato e lavorano sul tema del colore. Grazie a questo progetto, le precedenti stagioni hanno visto susseguiris le monografiche dedicate a Claudio Olivieri, Aldo Schmid, Luigi Senesi e Italo Bressan. Sedici sono le opere di Verna selezionate da Daniela Ferrari, fra le oltre millecinquecento realizzate in più di cinquant’anni di attività incentrata sulla ricerca dell’assoluto in pittura, “codice” unificatore dell’intera produzione dell’artista. “Quando lavoro faccio ciò che mi ordina il colore”, afferma Verna. “Devo seguire la logica del quadro. È lui che comincia a parlare”. Oltre alle opere provenienti dal Mart, ci sono anche dipinti di collezione privata e di proprietà dell’artista. Considerato dalla critica all’interno della corrente della Pittura analitica, Verna non ha però mai accettato in toto questa classificazione. La sua indagine, a partire dagli anni Sessanta, si è indirizzata verso lo studio della storia della pittura, osservata con occhi nuovi. Egli ne ha colto “gli elementi fondanti”, come anche “la sua ricchezza e la sua libertà”, paradossalmente divenendo, secondo la definizione che di lui ha dato la Ferrari, “suddito del colore”, poiché si è sempre lasciato guidare da questo, in un percorso emotivo-visivo coerente. Il gioco combinatorio della materia cromatica, conferita con estrema pazienza attraverso sovrapposizioni di velature, permette di scorgere i diversi strati pittorici che occupano la superficie delle tele, resa vibrante dalla luce che vi emerge. In “Saturo”, per esempio, una tela del 2005, la dominante tonalità arancio è il risultato della somma di infinite velature che fanno sentire il sottostante pulsare della vita. Anche in “Lucifer” (2013), i rossi che traspaiono dal prevalere del blu, fanno risaltare il colore di base, ovvero la “realtà nascosta”. Dialogo con l’invisibile che unisce vita e spiritualità trascendente, opere-icone fatte di luce e trasparenze, come le quattro grandi tele accostate fra loro di “Accecato” (2012) in cui segno e gesto spogliano la materia di ogni contingenza per lasciare spazio alla tensione emozionale del colore.















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