Il lascito Pasqualini è ancora alla Rurale 

Castello Tesino: i 12 milioni mai affidati dall’Apsp “Suor Agnese” alla sgr che a fine 2015 si è aggiudicata la gara d’appalto


di Paolo Morando


CASTELLO TESINO. Ricordate la vicenda del lascito Pasqualini? Di quella dozzina di milioni di euro donati a suo tempo all’Apsp “Suor Agnese”, dapprima investiti in lucrosi titoli di Stato a tasso fisso e lunga scadenza e poi disinvestiti dall’attuale cda (in scadenza), con l’intera somma depositata su un conto corrente della Rurale Valsugana e Tesino con rendita irrisoria, è il caso di tornare a parlare, per due ragioni. La prima è legata proprio al rinnovo degli amministratori dell’Apsp: vicenda di stretta attualità, visto che a giorni il sindaco Ivan Boso comunicherà alla Provincia le proprie designazioni. Ma è la seconda la più importante. Risulta infatti al Trentino che quella dozzina di milioni di euro sia tuttora immobilizzata in banca. Circostanza sorprendente, se si considera che scopo del disinvestimento era quello di affidare il patrimonio alla gestione professionale di una sgr, che era stata anche individuata attraverso una gara europea, bandita dall’Apsp addirittura nella prima metà del lontano 2015.

A vincerla era stata la Epsilon di Milano, del gruppo Intesa San Paolo, cui il cda della “Suor Agnese” aveva assegnato la vittoria oltre due anni e mezzo fa, esattamente il 30 dicembre sempre del 2015. Da allora, però, più nulla. E a casa, in tutto questo tempo, l’Apsp ha portato a casa solo la rendita irrisoria del conto corrente della Rurale Valsugana e Tesino, dove il patrimonio è stato depositato (via via che procedeva la vendita dei Btp) tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 per decisione dell’allora neoinsediato cda guidato dalla presidente Fulvia Nervo. Irrisoria perché corrispondente a X più Euribor: e al momento della sottoscrizione, quella X non poteva essere ragionevolmente superiore a 1. Mentre l’Euribor oggi è addirittura negativo. E sempre che nel frattempo le condizioni di partenza (quella “X”) non siano mutate in peggio. Tutto questo quando invece, tenendo i titoli in portafoglio e senza far nulla, si poteva contare su cedole semestrali per circa 420 mila euro annui. E con la certezza, a scadenza dei Btp, di riavere per intero il loro valore d’acquisto.

È di tutta evidenza che, fin dal 2013-2014 a oggi, si sarebbe potuto portare a casa quella somma (con sommo beneficio per i conti dell’Apsp e, soprattutto, per la qualità dei servizi resi agli ospiti) limitandosi a dismettere i titoli di Stato solo al momento del conferimento della gestione alla sgr, scelta questa più che legittima. Il fatto però che la somma sia ancora lì, in banca, getta più di un’ombra sull’intera operazione. E al netto dei costi per il bando europeo (consulenze comprese), per non parlare di eventuali penali. Dove stia il vantaggio per le casse della “Suor Agnese” è un mistero assoluto, specie pensando a quelle comode cedole di cui per anni i precedenti amministratori hanno potuto giovarsi. Il vantaggio sembra invece stare tutto dalla parte della Cassa Rurale Valsugana e Tesino, ovviamente non per sua scelta ma per assenza di decisioni altrui: quelle che l’Apsp, pur avendole annunciate, pubblicando poi il bando europeo per la gestione del lascito e approvando infine i risultati della gara d’appalto, non ha però mai concretizzato fino in fondo.

Il consiglio d’amministrazione dell’Apsp, si diceva all’inizio, è in scadenza. E infatti il sindaco Ivan Boso, cui spetta la designazione degli amministratori, nei giorni scorsi ha avviato l’iter per il rinnovo. Lo ha fatto nelle scorse settimane: il 15 maggio con un avviso pubblico, indicando nel 13 giugno il termine ultimo per la presentazione delle candidature, ma quello stesso giorno riaprendo i termini «al fine - si legge - di consentire una maggiore partecipazione possibile». Termini definitivamente scaduti il 22 giugno. In questi giorni dovrebbero arrivare le decisioni, che Boso comunicherà a stretto giro alla giunta provinciale, cui spetta la verifica delle regolarità formali, sostanziali (la specifica competenza ed esperienza in materia di servizi sociali, di servizi sanitari, di amministrazione pubblica o di gestione aziendale) e, ovviamente, l’atto di nomina. Pare che al sindaco sia arrivata una buona ventina di candidature, tra cui anche un paio di attuali amministratori. Sarà interessante vedere che cosa deciderà Boso, che contattato dal Trentino non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, consapevole della delicatezza del momento. Certo è che la vicenda del lascito Pasqualini, a proposito delle “ricandidature”, sarà un buon discrimine di valutazione.

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